Novantesima edizione.
Novant’anni di cinema, premi, celebrazioni, polemiche, momenti storici, gaffes, lacrime, ringraziamenti, sospiri, aspettative, discorsi, prime volte, mobilitazioni, sperimentazioni, tradizioni, impegno, divertimento, arte, gossip, sfilate, sfarzo, contraddizioni e chi più ne ha più ne metta, come si dice.
Novant’anni di quella dimensione un po’ fuori dal mondo e un po’ voce dal mondo con tutti i suoi limiti, le sue incoerenze e i suoi difetti, ma anche con tutta la bellezza di pagine e pagine di storia di un’arte caotica e bellissima nella sua indiscutibile potenza emotiva.
Perché alla fine sì, l’Academy è l’Academy e sì, è una bolla di gente ricca e famosa che si (auto)celebra e sì, ci sono un sacco di aspetti che si possono criticare e c’è il politically correct che è talmente correct da arrotolarsi su sé stesso, ma va bene lo stesso.
Va bene così, perché se da un lato è una grande macchina per sfornare soldi, d’altro canto non si può negare che è anche una grande macchina di idee.
E perché gli Oscar ci piacciono, anche col palco pacchiano e sberluccicante, i red carpet pettegoli e gli stacchetti prevedibili. Ci piacciono anche quando non ci piacciono. Perché sono immagini, parole ed emozioni. Perché sono pezzetti di vita e frammenti luminosi di specchi che riflettono infinite esistenze possibili.
Ok, non ho dormito un cazzo, e probabilmente la cosa comincia a farsi sentire.
I vincitori:
Miglior film
La forma dell’acqua – The Shape of Water (The Shape of Water) – Guillermo del Toro e J. Miles Dale
Migliore regia
Guillermo del Toro – La forma dell’acqua – The Shape of Water (The Shape of Water)
Migliore attore protagonista
Gary Oldman – L’ora più buia (Darkest Hour)
Migliore attrice protagonista
Frances McDormand – Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)
Migliore attore non protagonista
Sam Rockwell – Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)
Migliore attrice non protagonista
Allison Janney – Tonya (I, Tonya)
Migliore sceneggiatura originale
Jordan Peele – Scappa – Get Out (Get Out)
Migliore sceneggiatura non originale
James Ivory – Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)
Miglior film straniero
Una donna fantastica (Una mujer fantástica), regia di Sebastián Lelio (Cile)
Miglior film d’animazione
Coco, regia di Lee Unkrich e Adrian Molina
Migliore fotografia
Roger A. Deakins – Blade Runner 2049
Miglior montaggio
Lee Smith – Dunkirk
Migliore scenografia
Paul D. Austerberry, Shane Vieau e Jeff Melvin – La forma dell’acqua – The Shape of Water (The Shape of Water)
Migliore colonna sonora
Alexandre Desplat – La forma dell’acqua – The Shape of Water (The Shape of Water)
Migliore canzone
Remember Me (musica e testi di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez) – Coco
Migliori effetti speciali
John Nelson, Gerd Nefzer, Paul Lambert e Richard R. Hoover – Blade Runner 2049
Miglior sonoro
Mark Weingarten, Gregg Landaker e Gary A. Rizzo – Dunkirk
Miglior montaggio sonoro
Richard King e Alex Gibson – Dunkirk
Migliori costumi
Mark Bridges – Il filo nascosto (Phantom Thread)
Miglior trucco e acconciatura
Kazuhiro Tsuji, David Malinowski e Lucy Sibbick – L’ora più buia (Darkest Hour)
Miglior documentario
Icarus, regia di Bryan Fogel
Miglior cortometraggio documentario
Heaven is a Traffic Jam on the 405, regia di Frank Stiefel
Miglior cortometraggio
The Silent Child, regia di Chris Overton e Rachel Shenton
Miglior cortometraggio d’animazione
Dear Basketball, regia di Glen Keane e Kobe Bryant
Un’edizione degli Oscar tutto sommato tranquilla e, se devo essere sincera, molto meno polemica di quel che mi sarei aspettata visto lo strascico del dopo-Weinstein.
Niente nero per tutte, nonostante si fosse ipotizzato, ma un red carpet che mi è sembrato più sbrigativo e meno ciarliero degli altri anni.
Forse un po’ troppo (post)femminismo e, come è ormai costume, anche un po’ troppo politically correct, però, tutto sommato ci può anche stare.
Con la vittoria – seppur ridimensionata a 4 su 13 candidature – de La forma dell’acqua si definisce la cifra di questa edizione che, di fatto, ha voluto essere all’insegna delle differenze, con un unico messaggio universale che suona un po’ come un c’è posto per tutti.
E, al di là di tutti i retroscena del caso, non è una brutta cosa.
Personalmente avrei voluto Chiamami col tuo nome come miglior film e P.T. Anderson come miglior regia.
E mi dispiace che Lady Bird e Baby Driver non abbiano preso niente e avrei preferito Daniel Day-Lewis a Gary Oldman anche se sono comunque contenta per il premio ad Oldman perché è meritato in ogni caso.
Decisamente sempre più curiosa di vedere Tonya, soprattutto per vedere finalmente l’interpretazione di Allison Janney.
Parecchio perplessa e contrariata dal premio a Get Out. Davvero, a parte le battutacce a sfondo razziale, non riesco a spiegarmi cosa ci abbia visto l’Academy in questo film. Davano tutti l’idea di prenderlo così dannatamente sul serio.
Però c’è da dire che questa è l’unica vittoria che mi veda in totale disaccordo.
Sulle altre magari qualche riserva c’è ma tutto sommato sono abbastanza soddisfatta degli esiti.
Molto curiosa di vedere Una donna fantastica, che non ero riuscita a beccare al cinema ma che forse dovrebbe già essere disponibile in dvd.
Felicissima per Frances McDormand e Sam Rockwell e continuo a pensare che i Tre manifesti avrebbero meritato qualcosetta in più.
E visto che prima si parlava di red carpet, come sempre arriva la carrellata.