Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for the ‘Nominations’ Category

Novantesima edizione.

Novant’anni di cinema, premi, celebrazioni, polemiche, momenti storici, gaffes, lacrime, ringraziamenti, sospiri, aspettative, discorsi, prime volte, mobilitazioni, sperimentazioni, tradizioni, impegno, divertimento, arte, gossip, sfilate, sfarzo, contraddizioni e chi più ne ha più ne metta, come si dice.

Novant’anni di quella dimensione un po’ fuori dal mondo e un po’ voce dal mondo con tutti i suoi limiti, le sue incoerenze e i suoi difetti, ma anche con tutta la bellezza di pagine e pagine di storia di un’arte caotica e bellissima nella sua indiscutibile potenza emotiva.

Perché alla fine sì, l’Academy è l’Academy e sì, è una bolla di gente ricca e famosa che si (auto)celebra e sì, ci sono un sacco di aspetti che si possono criticare e c’è il politically correct che è talmente correct da arrotolarsi su sé stesso, ma va bene lo stesso.

Va bene così, perché se da un lato è una grande macchina per sfornare soldi, d’altro canto non si può negare che è anche una grande macchina di idee.

E perché gli Oscar ci piacciono, anche col palco pacchiano e sberluccicante, i red carpet pettegoli e gli stacchetti prevedibili. Ci piacciono anche quando non ci piacciono. Perché sono immagini, parole ed emozioni. Perché sono pezzetti di vita e frammenti luminosi di specchi che riflettono infinite esistenze possibili.

Ok, non ho dormito un cazzo, e probabilmente la cosa comincia a farsi sentire.

I vincitori:

Miglior film
La forma dell’acqua – The Shape of Water (The Shape of Water) – Guillermo del Toro e J. Miles Dale

Migliore regia
Guillermo del Toro – La forma dell’acqua – The Shape of Water (The Shape of Water)

Migliore attore protagonista
Gary Oldman – L’ora più buia (Darkest Hour)

Migliore attrice protagonista
Frances McDormand – Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)

Migliore attore non protagonista
Sam Rockwell – Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)

Migliore attrice non protagonista
Allison Janney – Tonya (I, Tonya)

Migliore sceneggiatura originale
Jordan Peele – Scappa – Get Out (Get Out)

Migliore sceneggiatura non originale
James Ivory – Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)

Miglior film straniero
Una donna fantastica (Una mujer fantástica), regia di Sebastián Lelio (Cile)

Miglior film d’animazione
Coco, regia di Lee Unkrich e Adrian Molina

Migliore fotografia
Roger A. Deakins – Blade Runner 2049

Miglior montaggio
Lee Smith – Dunkirk

Migliore scenografia
Paul D. Austerberry, Shane Vieau e Jeff Melvin – La forma dell’acqua – The Shape of Water (The Shape of Water)

Migliore colonna sonora
Alexandre Desplat – La forma dell’acqua – The Shape of Water (The Shape of Water)

Migliore canzone
Remember Me (musica e testi di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez) – Coco

Migliori effetti speciali
John Nelson, Gerd Nefzer, Paul Lambert e Richard R. Hoover – Blade Runner 2049

Miglior sonoro
Mark Weingarten, Gregg Landaker e Gary A. Rizzo – Dunkirk

Miglior montaggio sonoro
Richard King e Alex Gibson – Dunkirk

Migliori costumi
Mark Bridges – Il filo nascosto (Phantom Thread)

Miglior trucco e acconciatura
Kazuhiro Tsuji, David Malinowski e Lucy Sibbick – L’ora più buia (Darkest Hour)

Miglior documentario
Icarus, regia di Bryan Fogel

Miglior cortometraggio documentario
Heaven is a Traffic Jam on the 405, regia di Frank Stiefel

Miglior cortometraggio
The Silent Child, regia di Chris Overton e Rachel Shenton

Miglior cortometraggio d’animazione
Dear Basketball, regia di Glen Keane e Kobe Bryant

Un’edizione degli Oscar tutto sommato tranquilla e, se devo essere sincera, molto meno polemica di quel che mi sarei aspettata visto lo strascico del dopo-Weinstein.
Niente nero per tutte, nonostante si fosse ipotizzato, ma un red carpet che mi è sembrato più sbrigativo e meno ciarliero degli altri anni.
Forse un po’ troppo (post)femminismo e, come è ormai costume, anche un po’ troppo politically correct, però, tutto sommato ci può anche stare.

Con la vittoria – seppur ridimensionata a 4 su 13 candidature – de La forma dell’acqua si definisce la cifra di questa edizione che, di fatto, ha voluto essere all’insegna delle differenze, con un unico messaggio universale che suona un po’ come un c’è posto per tutti.

E, al di là di tutti i retroscena del caso, non è una brutta cosa.

Personalmente avrei voluto Chiamami col tuo nome come miglior film e P.T. Anderson come miglior regia.

E mi dispiace che Lady BirdBaby Driver non abbiano preso niente e avrei preferito Daniel Day-Lewis a Gary Oldman anche se sono comunque contenta per il premio ad Oldman perché è meritato in ogni caso.

Decisamente sempre più curiosa di vedere Tonya, soprattutto per vedere finalmente l’interpretazione di Allison Janney.

Parecchio perplessa e contrariata dal premio a Get Out. Davvero, a parte le battutacce a sfondo razziale, non riesco a spiegarmi cosa ci abbia visto l’Academy in questo film. Davano tutti l’idea di prenderlo così dannatamente sul serio.

Però c’è da dire che questa è l’unica vittoria che mi veda in totale disaccordo.
Sulle altre magari qualche riserva c’è ma tutto sommato sono abbastanza soddisfatta degli esiti.

Molto curiosa di vedere Una donna fantastica, che non ero riuscita a beccare al cinema ma che forse dovrebbe già essere disponibile in dvd.

Felicissima per Frances McDormand e Sam Rockwell e continuo a pensare che i Tre manifesti avrebbero meritato qualcosetta in più.

E visto che prima si parlava di red carpet, come sempre arriva la carrellata.

Read Full Post »

E dunque ci siamo.

Anche quest’anno, notte degli Oscar, elenchi, pronostici e litri di caffè.

Intanto che sfila il red carpet, inganniamo l’attesa con l’ultimo titolo che sono riuscita a vedere in tempo utile prima della cerimonia e col quale completo almeno le categorie di miglior film e miglior regia.

Lady Bird. Ovvero, dell’avere (quasi) diciott’anni. Del dover scegliere il college, dei rapporti con i genitori, di amore e amicizia.

Christine è un’adolescente irrequieta…

No. Non è esatto. Ricomincio.

Christine è un’adolescente. Punto. Il che implica che sia irrequieta.

Nel caso specifico la sua irrequietezza ruota intorno al dover frequentare una scuola cattolica a Sacramento, California.

Christine trova mediocre Sacramento, la California in generale, la sua scuola, la sua intera vita e aspira ad un College sulla East Coast, a fare qualcosa di artistico della sua vita, ad essere più di quello che è, insomma.

A partire dal nome, che si cambia, decidendo di farsi chiamare Lady Bird.

Le sue ambizioni sono contrastate o controbilanciate – a seconda di come la si vuol vedere – da sua madre, ossessionata da questioni pratiche ed economiche e decisamente poco incline ad assecondare le velleità artistico-culturali della figlia.

Prima regia di Greta Gerwig – almeno, prima regia singola, visto che nel 2008 aveva codiretto Nights and Weekends con Joe Swanberg – Lady Bird è una commedia intelligente, brillante e garbata che diverte senza essere caricaturale, riesce ad essere molto realistica senza scadere nel cliché e molto toccante senza essere stucchevole.

Al centro di tutto spicca l’indiscutibile potenza scenica di una Saroirse Ronan bravissima, affiancata da una non meno meritevole Laurie Metcalf nel ruolo della mamma.

Cinque candidature in totale. Meritate quelle di attrice protagonista e non protagonista per Ronan (già vincitrice del Globe) e Metcalf. Meritata anche la sceneggiatura. Un filo esagerate, a mio avviso, quelle per miglior film e miglior regia.

Staremo a vedere…ormai manca poco.

Buona Notte degli Oscar a tutti! 🙂

Cinematografo & Imdb.

Read Full Post »

Quando ho visto il trailer di questo film sono stata subito abbastanza sicura del fatto che mi sarebbe piaciuto. Onestamente dubito che possano non piacermi Paul Thomas Anderson o Daniel Day-Lewis anche presi singolarmente, insieme poi si va decisamente sul sicuro.

D’altro canto però non sapevo assolutamente cosa aspettarmi. Il trailer suggerisce il legame intenso di quest’uomo con il suo mestiere e la relazione tra i due protagonisti ma, se non è fuorviante, non è neanche lontanamente rappresentativo di ciò che realmente è Il filo nascosto.

Londra, anni Cinquanta. Reynolds Woodcock è un famosissimo sarto. Disegna gli abiti per la famiglia reale e le sue creazioni dettano i parametri della moda britannica dell’alta società.

Affiancato dalla sorella Cyril, gestisce la sua attività con una dedizione totale e conduce un’esistenza fatta di dettagli, di rituali rigidi e parametri in cui non c’è spazio per niente che non sia deciso da lui o sotto il suo controllo.

Quando incontra Alma, tra i due si stabilisce subito un legame ma quelle che all’inizio possono apparire agli occhi della ragazza come le eccentriche bizzarrie di un uomo creativo si rivelano gradualmente essere i tratti di una personalità incredibilmente più complessa.

A poco a poco Alma si trova inglobata nella dimensione di un’esistenza affascinante e distruttiva allo stesso tempo, alla ricerca di una chiave di lettura per rapportarsi con una personalità gigantesca e apparentemente impossibile.

Più di così non dico perché sarebbe un peccato. Perché oltre ad essere realizzato magistralmente, Il filo nascosto è anche uno dei film più originali che abbia visto in questa edizione degli Oscar. E’ nuovo perché è inaspettato. E’ sorprendente nelle strade che sceglie di percorrere e nelle soluzioni che propone.

E poi è un gran film sotto ogni aspetto. Se la bravura di Daniele Day-Lewis è persino cosa ovvia, anche il resto del cast non gli è minimamente inferiore, a partire dalla coprotagonista, Alma, interpretata da Vicky Krieps, fino all’ottima Lesley Manville nei panni della sorella Cyril, un ruolo ambiguo e difficile.

Daniel Day-Lewis, come sempre, è immenso anche quando sta fermo e fissa il vuoto, cosa che peraltro in questo film fa abbastanza spesso, e ancora una volta si dimostra perfetto per un ruolo forte, carismatico, solitario e pieno di contraddizioni.

Sei candidature, tutte molto meritate. Miglior film, regia, attore protagonista Daniel Day-Lewis, attrice non protagonista Lesley Manville, colonna sonora e costumi.

Se sul miglior film non mi sposto dai miei due favoriti (i manifesti e call me), faccio decisamente il tifo per la miglior regia mentre sulle categorie degli attori mi manda in crisi perché vedo Octavia Spencer scacciata dalla vetta della mia classifica a favore di Manville e il buon Daniel passa decisamente davanti a Oldman – che pure continuo a ritenere il favorito dall’Academy. Lascio in stand-by Chalamet perché al momento son parecchio confusa sulle mie assegnazioni.

Un film sui limiti e sui confini che ci si possono imporre. Un’incursione nelle profondità dell’animo umano e nelle stanze anguste della psiche, dei legami, dei sentimenti.

Da vedere assolutamente.

Cinematografo & Imdb.

Read Full Post »

America. Anni Sessanta. Piena Guerra Fredda.

Regia, soggetto e sceneggiatura di Guillermo del Toro.

Elisa (Sally Hawkins) e Zelda (Octavia Spencer) lavorano come donne delle pulizie in una struttura governativa di massima sicurezza.

Un giorno, in uno dei laboratori arriva qualcosa di insolito. Non si sa cosa sia ma dopo un po’ le due donne vengono chiamate per ripulire il sangue dal locale.

Elisa è muta. Zelda chiacchiera per tutte e due.

Elisa vive in un appartamentino sopra un cinema dove non va nessuno. Ha la sua routine, le sue abitudini, le sue uova sode e la sua amicizia con il vecchio vicino di casa, Giles (Richard Jenkins), un artista squattrinato, solo e dalla calvizie incipiente.

Nella grande vasca del laboratorio c’è una strana creatura, contesa da russi e americani, in balia dello spietato Richard Strickland (Michael Shannon), responsabile dell’esperimento e alle dirette dipendenze dei militari.

Elisa si introduce di nascosto nel laboratorio e, gradualmente, riesce a stabilire un contatto con questo essere strano, impaurito e bellissimo.

Leone d’Oro a Venezia 2017, La forma dell’acqua è una fiaba delicata e sorprendente, insolita nel suo imporre il canone classico del fiabesco in un panorama di film in cui ormai sembrerebbe essere passato di moda.

Visivamente meraviglioso, non solo per la creatura ma anche in ogni singolo dettaglio dell’ambientazione, riesce a unire una storia essenzialmente romantica alle atmosfere degli sci-fi degli anni Cinquanta (primo fra tutti Il Mostro della Laguna Nera cui viene reso omaggio in diversi dettagli) pur mantenendo sempre una coerente unità di tono.

E se da un lato si apprezza il fascino d’altri tempi della storia d’amore, d’altro canto, come in tutte le fiabe che si rispettino, il significato non si ferma alla superficie ma scende più a fondo.

Nelle profondità fluide e incostanti di una storia che ha per protagonisti dei diversi. Degli emarginati. Persone (e creature) al di fuori del sentire comune, incomplete, per il pensare della maggioranza. Elisa, chiusa nel suo silenzio, la creatura, apparentemente unica in un mondo che non sembra in grado non solo di capirla ma neanche di accettarla. Giles, con i suoi rimpianti per una vita scappata via davvero troppo in fretta. Il dottor Hoffstetler (Michael Stuhlbarg), con il suo sincero amore per la conoscenza, del tutto inutile nel contesto della Guerra Fredda, dove non è importante imparare ma solo che il nemico non impari.

Una storia d’amore impossibile e universale. Dolcissima ma non stucchevole. Divertente e toccante. Semplice ma tutt’altro che banale. Un incontro di solitudini e la profonda, misteriosa e incomprensibile magia dell’incontrarsi e riconoscersi, indipendentemente da limiti, definizioni, differenze, confini.

Una storia di cui oggi forse più che mai si sente terribilmente il bisogno.

Cast perfetto. Dalle ottime Sally Hawkins e Octavia Spencer – entrambe nominate come migliori attrici protagonista e non protagonista – al cattivissimo (e sempre bravissimo) Michael Shannon. Candidatura come miglior attore non protagonista anche per Richard Jenkins (Giles, il vicino di casa).

Tredici nominations in tutto. Troppe? Forse. Non credo che le vincerà tutte e non credo neanche che le meriterebbe tutte, ma ci sta che sia piaciuto e che sia molto nominato. Di sicuro, per quel che mi riguarda, l’oscar per le scenografie è suo, così come quello a Octavia Spencer. Per il resto non lo so. Devo ancora vederne un po’ e poi non saprei decidermi.

In ogni caso è da vedere assolutamente.

Il buon Guillermo del Toro ha dimostrato ancora una volta di saper porre sul fantastico la sua impronta originale e personalissima.

Ora non mi resta che aspettare con impazienza il secondo capitolo di Pacific Rim, anche se non sarà più lui a dirigerlo. (Sì, Pacific Rim. Quello che è piaciuto a me, a Guillermo e – forse – a Charlie Hunnam…presente? ecco, ci fanno il secondo capitolo! – prego inserire emoticon di gioia a piacere – che poi forse l’avevo già anche detto – non mi ricordo più, ora vado a ricontrollare i trailer che ho linkato – sì, comunque il post era finito, potete andare).

Cinematografo & Imdb.

Read Full Post »

Bello. Bello. Bello.

Non avevo mai visto nulla di Guadagnino. Ricordo che mi aveva incuriosito il trailer di A Bigger Splash nel 2015, sostanzialmente perché c’era Tilda Swinton, ma poi non ero riuscita a vederlo al cinema e ho finito col dimenticarmelo. Quanto agli altri titoli, non mi è mai capitato nulla per le mani.

Ora mi toccherà fare i compiti e recuperare un po’ di arretrati.

Chiamami col tuo nome è un film da cui non sapevo bene cosa aspettarmi. Mi incuriosiva la forte attenzione mediatica che ha riscosso fin da subito ma, proprio per lo stesso motivo, mi restava anche un po’ di diffidenza.

Tratto dal romanzo omonimo di André Aciman, sceneggiato da James Ivory, candidato agli Oscar come miglior film, miglior attore protagonista Timothée Chalamet, miglior sceneggiatura non originale e miglior canzone.

Io ci avrei aggiunto senza indugio anche miglior regia, miglior attore non protagonista Michael Stuhlbarg e miglior scenografia ma, a quanto pare, non ho voce in capitolo.

Spero davvero tanto che vinca qualcosa. A naso direi che la più probabile è la sceneggiatura perché c’è il nome di Ivory, ma anche film e attore sono dannatamente meritate. Forse la canzone – Mistery of Love di Sufjan Stevens –  non mi ha esaltata granché, però ha un bel testo.

Timothée Chalamet è veramente fantastico ma ha anche una concorrenza spietata e io continuo ad essere fissata sulla predestinazione di Gary Oldman – anche se, a questo punto, non sarebbe la mia scelta.

Sproloqui a parte, il film.

Siamo nel 1983, “da qualche parte nel Nord d’Italia”, come dice la didascalia iniziale. E in effetti siamo nei dintorni di Crema.

In una grande e bella villa (Villa Albergoni a Moscazzano, in realtà) vive la famiglia Perlman, americani trapiantati in Italia, gente colta, amante della bellezza e della storia. Il padre, professore universitario, specializzato nello studio della cultura greco-romana, ospita ogni estate uno studente dall’America. Questa del 1983 è l’estate in cui a casa Perlman arriva Oliver, per finire la sua tesi di dottorato.

Elio Perlman ha diciassette anni. Passa il tempo a leggere, a suonare e a trascrivere la sua musica. E deve cedere la sua camera allo studente ospite del  padre.

Elio è piuttosto solitario e riflessivo. Assorbe quanto più può dall’ambiente che lo circonda. E’ molto colto e partecipe delle attività del padre. Sembra che siano ben poche le cose che non sa.

Oliver è il classico ragazzone americano. Attraente, spigliato. Con quell’arroganza americana un po’ tipica ma sufficientemente misurata per risultare simpatico a tutti (anche se a me all’inizio stava antipatico, ma fa lo stesso).

Elio è dapprima incuriosito, poi attratto da Oliver.

Oliver è un insieme di segnali contrastanti.

Elio e Oliver e le cose dette con i tempi sbagliati.

Oliver e Elio e le corse in bici.

Elio e Oliver e la musica cambiata.

Oliver e Elio e i loro nomi.

Una storia delicata e bellissima di conoscenza, formazione e amore. Una storia enorme e vera in ogni suo dettaglio, in ogni sensazione.

Niente significati nascosti, niente contesto, niente da dimostrare, niente da rivendicare.

Due persone e quello che si crea tra loro.

E’ un film di una bellezza disarmante sotto tutti i punti di vista.

Per la storia tra e di Elio e Oliver.

Per l’ambientazione – la casa meravigliosa e il paese, la ricostruzione meticolosa fino ad essere maniacale dell’Italia del 1983, dove ogni singolo oggetto ti lancia una coltellata di nostalgia e dove ogni più piccolo dettaglio si porta dietro un mondo, dalla confezione del Nesquik agli spezzoni di un Beppe Grillo ancora solo comico che fa satira su Craxi.

Per l’assoluta purezza di sguardo con cui Guadagnino è riuscito a tirare fuori il nucleo vivo e pulsante di uno scorcio d’estate e di quell’attimo esatto in cui tutto cambia e tutto si capovolge.

Per la lentezza buona, quella che ti prende per mano e ti accompagna nel cuore profondo dei personaggi.

Per i personaggi, forse non tutti perfetti – non mi è piaciuta molto la madre di Elio, non riesco a mettere a fuoco se per colpa dell’attrice, Amira Casar, o del ruolo in sé – ma (proprio per questo) incredibilmente veri.

Per il cast di altissimo livello – Timothée Chalamet, come dicevo prima, è un mostro di bravura ma anche Armie Hammer (che finora avevo sempre trovato piuttosto insignificante) non è assolutamente da meno e Michael Stuhlbarg nel ruolo del Sig. Perlman regala una parte memorabile.

Più ci rifletto e più amo questo film.

Tra quelli che ho visto finora forse se la gioca con i Manifesti per miglior film.

Assolutamente da non perdere.

Cinematografo & Imdb.

Read Full Post »

The-Imitation-Game-Poster-UK-01

The Imitation Game è stata una bella sorpresa. Ne avevo sentito parlare bene e mi incuriosiva. Mi aspettavo che fosse ben fatto ma non particolarmente sopra le righe. Quando si affrontano vicende storiche le incognite sono in agguato un po’ da tutte le parti. Meticolosità della ricostruzione e realismo spesso comportano il rischio di piattezza e scarso coinvolgimento; per contro, eccesso di interventi a fini narrativi rischiano di minare la credibilità.

The Imitation Game è invece un film di raro equilibrio. E’ fedele e preciso nel ripercorrere gli eventi storici, garbato e discreto nel definire i tratti romanzati dei personaggi, pur senza mai stravolgerli.

La storia è quella di Alan Turing, considerato uno dei padri dell’informatica moderna e celebre, tra le altre cose, per aver decifrato Enigma e averne svelato il funzionamento.

Enigma era la macchina utilizzata dalle forze armate tedesche durante la seconda guerra mondiale, per trasmettere messaggi cifrati che, anche se intercettati, non potevano essere in alcun modo interpretati. Turing inventò un’altra macchina e definì i parametri e le impostazioni per fornire una chiave di lettura delle impostazioni di Enigma e, quindi, per decifrare i messaggi che vi transitavano.

Si calcola che l’aver avuto accesso alle comunicazioni tedesche abbia ridotto la durata della guerra di almeno due anni e che sia stato un elemento fondamentale per la vittoria.

Oltre alla storia del matematico Turing, c’è però anche la storia di dell’uomo Turing. La storia di Alan. La storia di un uomo che ha custodito per tutta la vita il segreto della sua omosessualità. Che, una volta scoperto, è stato condannato. Che di fronte alla scelta tra due anni di carcere e la castrazione chimica ha scelto quest’ultima, vi si è sottoposto per oltre un anno con conseguenze traumatiche finché, nel 1954 si è tolto la vita.

L’omosessualità è legale in Inghilterra solo dal 1967.

Soltanto nel 2009 il governo del Regno Unito ha presentato delle scuse ufficiali per l’accaduto. Ha concesso una grazia postuma e ha riconosciuto a Turing i suoi meriti. Anche se ci sono comunque volute una petizione e una raccolta di firme per far ammettere al governo l’iniquità del trattamento inflittogli.

Nei panni di Alan c’è Benedict Cumberbatch, in una prova davvero eccellente e del tutto meritevole della nomination a miglior attore protagonista. Che poi le probabilità che vinca siano scarse, vista la concorrenza di Redmayne, è un altro discorso.

Forse un po’ meno meritata invece la nomination per Keira Knightley come miglior attrice non protagonista, anche se rimane comunque molto brava.

In totale le candidature sono 8 e, sinceramente, non lo vedrei male né come miglior film né come miglior regia. Ovviamente tutte e due sono improbabili ma spero proprio che vinca qualcosa.

Morten Tyldum dirige un film davvero bello e toccante, senza sbavature sentimentalistiche o intenti eccessivamente celebrativi. Ok, c’è forse un po’ di indulgenza verso lo stile americano nell’impostazione di come viene rappresentata la ricerca, prima, e la soluzione del problema, poi. Un tocco di eroismo e fatalità che è di certo una concessione a Hollywood ma che non intacca minimante un film che rimane di altissimo livello.

Nel cast anche Mark Strong – quasi irriconoscibile tanto è dimagrito – e Matthew Goode.

Alla base del film c’è la biografia Alan Turing. Storia di un enigma di Andrew Hodges.

Cinematografo & Imdb.

1406019549_the-imitation-game-movie-new-pic-2 _TFJ0226.NEF 183367 Benedict-Cumberbatch-Imitation-Game-Trailer-679x350

Read Full Post »

La scorsa settimana ho completamente trascurato il panorama eventi, quindi occorre fare un po’ il punto della situazione.

 

I Golden Globes.

 

Miglior film drammatico

  • Boyhood, regia di Richard Linklater
  • Foxcatcher, regia di Bennett Miller
  • The Imitation Game, regia di Morten Tyldum
  • Selma – La strada per la libertà (Selma), regia di Ava DuVernay
  • La teoria del tutto (The Theory of Everything), regia di James Marsh

Miglior film commedia o musicale

  • Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel), regia di Wes Anderson
  • Birdman, regia di Alejandro González Iñárritu
  • Into the Woods, regia di Rob Marshall
  • Pride, regia di Matthew Warchus
  • St. Vincent, regia di Theodore Melfi

Miglior regista

  • Richard LinklaterBoyhood
  • Wes Anderson – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
  • Ava DuVernay – Selma – La strada per la libertà (Selma)
  • David Fincher – L’amore bugiardo – Gone Girl (Gone Girl)
  • Alejandro González Iñárritu – Birdman

Migliore attrice in un film drammatico

  • Julianne MooreStill Alice
  • Jennifer Aniston – Cake
  • Felicity Jones – La teoria del tutto (The Theory of Everything)
  • Rosamund Pike – L’amore bugiardo – Gone Girl (Gone Girl)
  • Reese Witherspoon – Wild

Miglior attore in un film drammatico

  • Eddie RedmayneLa teoria del tutto (The Theory of Everything)
  • Steve Carell – Foxcatcher
  • Benedict Cumberbatch – The Imitation Game
  • Jake Gyllenhaal – Lo sciacallo – Nightcrawler (Nightcrawler)
  • David Oyelowo – Selma – La strada per la libertà (Selma)

Migliore attrice in un film commedia o musicale

  • Amy AdamsBig Eyes
  • Emily Blunt – Into the Woods
  • Helen Mirren – Amore, cucina e curry (The Hundred-Foot Journey)
  • Julianne Moore – Maps to the Stars
  • Quvenzhané Wallis – Annie

Miglior attore in un film commedia o musicale

  • Michael KeatonBirdman
  • Ralph Fiennes – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
  • Bill Murray – St. Vincent
  • Joaquin Phoenix – Vizio di forma (Inherent Vice)
  • Christoph Waltz – Big Eyes

Miglior film d’animazione

  • Dragon Trainer 2 (How to Train your Dragon 2), regia di Dean DeBlois
  • Big Hero 6, regia di Don Hall e Chris Williams
  • Boxtrolls – Le scatole magiche (The Boxtrolls), regia di Graham Annable e Anthony Stacchi
  • The LEGO Movie, regia di Phil Lord e Chris Miller
  • Il libro della vita (The Book of Life), regia di Jorge Gutierrez

Miglior film straniero

  • Leviathan (Leviafan), regia di Andrej Petrovič Zvjagincev (Russia)
  • Ida, regia di Paweł Pawlikowski (Polonia)
  • Mandariinid, regia di Zaza Urushadze (Estonia)
  • Turist (Force Majeure), regia di Ruben Östlund (Svezia)
  • Viviane (Gett: The Trial of Vivianne), regia di Ronit Elkabetz e Shlomi Elkabetz (Israele)

Migliore attrice non protagonista

  • Patricia ArquetteBoyhood
  • Jessica Chastain – A Most Violent Year
  • Keira Knightley – The Imitation Game
  • Emma Stone – Birdman
  • Meryl Streep – Into the Woods

Miglior attore non protagonista

  • J. K. Simmons – Whiplash
  • Robert Duvall – The Judge
  • Ethan Hawke – Boyhood
  • Edward Norton – Birdman
  • Mark Ruffalo – Foxcatcher

Migliore sceneggiatura

  • Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando BoBirdman
  • Wes Anderson – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
  • Gillian Flynn – L’amore bugiardo – Gone Girl (Gone Girl)
  • Richard Linklater – Boyhood
  • Graham Moore – The Imitation Game

Migliore colonna sonora originale

  • Jóhann Jóhannsson – La teoria del tutto (The Theory of Everything)
  • Alexandre Desplat – The Imitation Game
  • Trent Reznor e Atticus Ross – L’amore bugiardo – Gone Girl (Gone Girl)
  • Antonio Sanchez – Birdman
  • Hans Zimmer – Interstellar

Migliore canzone originale

  • Glory (John Legend e Common) – Selma – La strada per la libertà (Selma)
  • Big Eyes (Lana Del Rey) – Big Eyes
  • Mercy Is (Patti Smith e Lenny Kaye) – Noah
  • Opportunity (Greg Kurstin, Sia Furler e Will Gluck) – Annie
  • Yellow Flicker Beat (Lorde) – Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte I (The Hunger Games: Mockingjay – Part 1)

Premi per la televisione

Miglior serie drammatica

  • The Affair
  • Downton Abbey
  • The Good Wife
  • House of Cards – Gli intrighi del potere (House of Cards)
  • Il Trono di Spade (Game of Thrones)

Migliore attrice in una serie drammatica

  • Ruth WilsonThe Affair
  • Claire Danes – Homeland – Caccia alla spia (Homeland)
  • Viola Davis – Le regole del delitto perfetto (How to Get Away with Murder)
  • Julianna Margulies – The Good Wife
  • Robin Wright – House of Cards – Gli intrighi del potere (House of Cards)

Miglior attore in una serie drammatica

  • Kevin SpaceyHouse of Cards – Gli intrighi del potere (House of Cards)
  • Clive Owen – The Knick
  • Liev Schreiber – Ray Donovan
  • James Spader – The Blacklist
  • Dominic West – The Affair

Miglior serie commedia o musicale

  • Transparent
  • Girls
  • Jane the Virgin
  • Orange is the New Black
  • Silicon Valley

Migliore attrice in una serie commedia o musicale

  • Gina RodriguezJane the Virgin
  • Lena Dunham – Girls
  • Edie Falco – Nurse Jackie – Terapia d’urto (Nurse Jackie)
  • Julia Louis-Dreyfus – Veep – Vicepresidente incompetente (Veep)
  • Taylor Schilling – Orange is the New Black

Miglior attore in una serie commedia o musicale

  • Jeffrey TamborTransparent
  • Louis C.K. – Louie
  • Don Cheadle – House of Lies
  • Ricky Gervais – Derek
  • William H. Macy – Shameless

Miglior mini-serie o film per la televisione

  • Fargo
  • The Missing
  • The Normal Heart
  • Olive Kitteridge
  • True Detective

Migliore attrice in una mini-serie o film per la televisione

  • Maggie GyllenhaalThe Honourable Woman
  • Jessica Lange – American Horror Story: Freak Show
  • Frances McDormand – Olive Kitteridge
  • Frances O’Connor – The Missing
  • Allison Tolman – Fargo

Miglior attore in una mini-serie o film per la televisione

  • Billy Bob ThorntonFargo
  • Martin Freeman – Fargo
  • Woody Harrelson – True Detective
  • Matthew McConaughey – True Detective
  • Mark Ruffalo – The Normal Heart

Migliore attrice non protagonista in una serie, mini-serie o film per la televisione

  • Joanne FroggattDownton Abbey
  • Uzo Aduba – Orange is the New Black
  • Kathy Bates – American Horror Story: Freak Show
  • Allison Janney – Mom
  • Michelle Monaghan – True Detective

Miglior attore non protagonista in una serie, mini-serie o film per la televisione

  • Matt BomerThe Normal Heart
  • Alan Cumming – The Good Wife
  • Colin Hanks – Fargo
  • Bill Murray – Olive Kitteridge
  • Jon Voight – Ray Donovan

Golden Globe alla carriera

  • George Clooney

 

Le nominations per gli Oscar.

 

Miglior film

  • American Sniper, regia di Clint Eastwood
  • Birdman, regia di Alejandro González Iñárritu
  • Boyhood, regia di Richard Linklater
  • Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel), regia di Wes Anderson
  • The Imitation Game, regia di Morten Tyldum
  • Selma – La strada per la libertà (Selma), regia di Ava DuVernay
  • La teoria del tutto (The Theory of Everything), regia di James Marsh
  • Whiplash, regia di Damien Chazelle

Miglior regia

  • Alejandro González Iñárritu – Birdman
  • Richard Linklater – Boyhood
  • Bennett Miller – Foxcatcher
  • Wes Anderson – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
  • Morten Tyldum – The Imitation Game

Miglior attore protagonista

  • Steve Carell – Foxcatcher
  • Bradley Cooper – American Sniper
  • Benedict Cumberbatch – The Imitation Game
  • Michael Keaton – Birdman
  • Eddie Redmayne – La teoria del tutto (The Theory of Everything)

Miglior attrice protagonista

  • Marion Cotillard – Due giorni, una notte (Deux jours, une nuit)
  • Felicity Jones – La teoria del tutto (The Theory of Everything)
  • Julianne Moore – Still Alice
  • Rosamund Pike – L’amore bugiardo – Gone Girl (Gone Girl)
  • Reese Witherspoon – Wild

Miglior attore non protagonista

  • Robert Duvall – The Judge
  • Ethan Hawke – Boyhood
  • Edward Norton – Birdman
  • Mark Ruffalo – Foxcatcher
  • J. K. Simmons – Whiplash

Migliore attrice non protagonista

  • Patricia Arquette – Boyhood
  • Laura Dern – Wild
  • Keira Knightley – The Imitation Game
  • Emma Stone – Birdman
  • Meryl Streep – Into the Woods

Migliore sceneggiatura originale

  • Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris e Armando Bo – Birdman
  • Richard Linklater – Boyhood
  • Dan Futterman e E. Max Frye – Foxcatcher
  • Wes Anderson – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
  • Dan Gilroy – Lo sciacallo – Nightcrawler (Nightcrawler)

Migliore sceneggiatura non originale

  • Jason Hall – American Sniper
  • Graham Moore – The Imitation Game
  • Paul Thomas Anderson – Vizio di forma (Inherent Vice)
  • Anthony McCarten – La teoria del tutto (The Theory of Everything)
  • Damien Chazelle – Whiplash

Miglior film straniero

  • Ida, regia di Paweł Pawlikowski (Polonia)
  • Mandariinid, regia di Zaza Urushadze (Estonia)
  • Leviathan (Leviafan), regia di Andrej Petrovič Zvjagincev (Russia)
  • Timbuktu, regia di Abderrahmane Sissako (Mauritania)
  • Storie pazzesche (Relatos salvajes), regia di Damián Szifrón (Argentina)

Miglior film d’animazione

  • Big Hero 6, regia di Don Hall e Chris Williams
  • Boxtrolls – Le scatole magiche (The Boxtrolls), regia di Graham Annable e Anthony Stacchi
  • Dragon Trainer 2 (How to Train Your Dragon 2), regia di Dean DeBlois
  • Song of the Sea, regia di Tomm Moore
  • La storia della principessa splendente (かぐや姫の物語), regia di Isao Takahata

Migliore fotografia

  • Emmanuel Lubezki – Birdman
  • Robert Yeoman – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
  • Ryszard Lenczewski e Lukasz Zal – Ida
  • Dick Pope – Turner (Mr. Turner)
  • Roger Deakins – Unbroken

Miglior scenografia

  • Adam Stockhausen – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
  • Maria Djurkovic – The Imitation Game
  • Nathan Crowley – Interstellar
  • Dennis Gassner – Into the Woods
  • Suzie Davies – Turner (Mr. Turner)

Miglior montaggio

  • Joel Cox e Gary D. Roach – American Sniper
  • Sandra Adair – Boyhood
  • Barney Pilling – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
  • William Goldenberg – The Imitation Game
  • Tom Cross – Whiplash

Migliore colonna sonora

  • Alexandre Desplat – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
  • Alexandre Desplat – The Imitation Game
  • Hans Zimmer – Interstellar
  • Gary Yershon – Turner (Mr. Turner)
  • Jóhann Jóhannsson – La teoria del tutto (The Theory of Everything)

Migliore canzone

  • Everything Is Awesome, musica e parole di Shawn Patterson – The LEGO Movie
  • Glory, musica e parole di John Stephens e Lonnie Lynn – Selma – La strada per la libertà (Selma)
  • Grateful, musica e parole di Diane Warren – Beyond the Lights
  • I’m Not Gonna Miss You, musica e parole di Glen Campbell e Julian Raymond – Glen Campbell: I’ll Be Me
  • Lost Stars, musica e parole di Gregg Alexander e Danielle Brisebois – Tutto può cambiare (Begin Again)

Migliori effetti speciali

  • Dan DeLeeuw, Russell Earl, Bryan Grill e Dan Sudick – Captain America: The Winter Soldier
  • Joe Letteri, Dan Lemmon, Daniel Barrett e Erik Winquist – Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie (Dawn of the Planet of the Apes)
  • Stephane Ceretti, Nicolas Aithadi, Jonathan Fawkner e Paul Corbould – Guardiani della Galassia (Guardians of the Galaxy)
  • Paul Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter e Scott Fisher – Interstellar
  • Richard Stammers, Lou Pecora, Tim Crosbie e Cameron Waldbauer – X-Men – Giorni di un futuro passato (X-Men: Days of Future Past)

Miglior sonoro

  • American Sniper
  • Birdman
  • Interstellar
  • Unbroken
  • Whiplash

Miglior montaggio sonoro

  • American Sniper
  • Birdman
  • Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate (The Hobbit: The Battle of the Five Armies)
  • Interstellar
  • Unbroken

Migliori costumi

  • Milena Canonero – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
  • Mark Bridges – Vizio di forma (Inherent Vice)
  • Colleen Atwood – Into the Woods
  • Anna B. Sheppard e Jane Clive – Maleficent
  • Jacqueline Durran – Turner (Mr.Turner)

Miglior trucco e acconciatura

  • Bill Corso e Dennis Liddiard – Foxcatcher
  • Frances Hannon e Mark Coulier – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
  • Elizabeth Yianni-Georgiou e David White – Guardiani della Galassia (Guardians of the Galaxy)

Miglior documentario

  • Citizenfour, regia di Laura Poitras
  • Alla ricerca di Vivian Maier (Finding Vivian Maier), regia di John Maloof e Charlie Siskel
  • Last Days in Vietnam, regia di Rory Kennedy
  • Il sale della terra (The Salt of the Earth), regia di Juliano Ribeiro Salgado e Wim Wenders
  • Virunga, regia di Orlando von Einsiedel

Miglior cortometraggio documentario

  • Crisis Hotline: Veterans Press 1, regia di Ellen Goosenberg Kent
  • Joanna, regia di Aneta Kopacz
  • Nasza klatwa, regia di Tomasz Sliwinski
  • La parka, regia di Gabriel Serra
  • White Earth, regia di Christian Jensen

Miglior cortometraggio

  • Aya, regia di Oded Binnun e Mihal Brezis
  • Boogaloo and Graham, regia di Michael Lennox
  • La lampe au beurre de yak, regia di Wei Hu
  • Parvaneh, regia di Jon Milano
  • The Phone Call, regia di Mat Kirkby

Miglior cortometraggio d’animazione

  • The Bigger Picture, regia di Daisy Jacobs
  • The Dam Keeper, regia di Robert Kondo e Daisuke Tsutsumi
  • Winston (Feast), regia di Patrick Osborne
  • Me and My Moulton, regia di Torill Kove
  • A Single Life, regia di Joris Oprins

 

Considerazioni sparse.

Sono contenta delle nomination per American Sniper ma, onestamente, non faccio il tifo per Clint. Perché continuo a non provare empatia per il protagonista e perché non credo meriti degli oscar.

Non vedo l’ora di vedere Birdman. Adoro Inarritù e mi aspetto parecchio.

Sono anche molto contenta delle sorti di Grand Budapest Hotel. Per il Globe e per le nominations. Ho qualche dubbio che abbia delle reali possibilità per Miglior Film perché è persino troppo leggero per gli standard dell’Academy e visto il tenore degli altri concorrenti, ma magari miglior regia potrebbe anche spuntarla e non sarebbe immeritato. Sono dell’idea che Wes Anderson vada premiato a prescindere.

Mi sono persa Boyhood e la cosa mi fa oltremodo incazzare, dato che è stato nelle sale tantissimo. Dovrei riuscire comunque a mettere le zampe sul dvd prima della cerimonia degli Oscar.

Molto, molto felice anche per le nominations ad Imitation Game. Non sono ancora riuscita a parlarne decentemente ma ho amato molto questo film e spero che qualcosa si porti a casa.

Lieta anche di vedere il nome di Julianne Moore, anche se di Still Alice non so quasi nulla.

Non eccessivamente meritato invece il Globe a Amy Adams per Big Eyes. Meritava sicuramente di più di essere premiata l’anno scorso per American Hustle. Anche di Big Eyes dovrei riuscire a parlare dei prossimi giorni, se una volta tanto riesco a mantenere un programma per una settimana.

Sulle candidature della Teoria del tutto per ora non mi pronuncio. Ho visto il film e anche questo è tra i post della settimana quindi non mi dilungo adesso. Mi limito a dire che la nomination a Redmayne – così come il Globe – è ovviamente meritata e, altrettanto ovviamente darà di nuovo il via al solito ritornello dello stravolgimento fisico=premio assicurato.

Molto delusa invece per la quasi totale esclusione di Interstellar. Sette oscar, l’anno scorso, a quella cagata colossale di Gravity e neanche una nomination decente per questo qui. Almeno miglior sceneggiatura originale potevano dargliela.

Per la sezione film d’animazione sono smodatamente contenta della nomination per Song of the Sea di Tomm Moore. L’ho visto nell’ambito del festival Sottodiciotto ed è veramente adorabile. Gli storyboard del film sono opera di Alessandra Sorrentino e Alfredo Cassano, torinesi e miei carissimi amici. E lo so che in concorso ci sono Dragon Trainer2 e Big Hero6, ma, per quel che mi riguarda, io faccio il tifo per Song of the Sea.

E un po’ di trailer.

 

Questo dovrebbe uscire il 22 gennaio. In realtà mi pare persino un po’ troppo drammatico e un po’ troppo classico nella sua drammaticità. Se vado a vederlo è proprio solo per Julianne.

In uscita il 5 febbraio. Il che significa che dovrei riuscire a vederlo prima della premiazione.

E questo invece me lo perdo per forza, almeno prima della cerimonia, perché esce il 5 marzo.

E questo spero tanto che arrivi anche in Italia.

Read Full Post »

Oscar-2013-Nomination-638x425

Le nominations per gli Oscar 2013:

Miglior film

Lincoln, regia di Steven Spielberg

Il lato positivo – Silver Linings Playbook (Silver Linings Playbook), regia di David O. Russell

Argo, regia di Ben Affleck

Vita di Pi (Life of Pi), regia di Ang Lee

Zero Dark Thirty, regia di Kathryn Bigelow

Django Unchained, regia di Quentin Tarantino

Les Misérables, regia di Tom Hooper

Amour, regia di Michael Haneke

Re della terra selvaggia (Beasts of the Southern Wild), regia di Benh Zeitlin

Miglior regia

Steven Spielberg – Lincoln

David O. Russell – Il lato positivo – Silver Linings Playbook (Silver Linings Playbook)

Ang Lee – Vita di Pi (Life of Pi)

Michael Haneke – Amour

Benh Zeitlin – Re della terra selvaggia (Beasts of the Southern Wild)

Miglior attore protagonista

Bradley Cooper – Il lato positivo – Silver Linings Playbook (Silver Linings Playbook)

Daniel Day-Lewis – Lincoln

Hugh Jackman – Les Misérables

Joaquin Phoenix – The Master

Denzel Washington – Flight

Miglior attrice protagonista

Jessica Chastain – Zero Dark Thirty

Jennifer Lawrence – Il lato positivo – Silver Linings Playbook (Silver Linings Playbook)

Emmanuelle Riva – Amour

Quvenzhané Wallis – Re della terra selvaggia (Beasts of the Southern Wild)

Naomi Watts – The Impossible

Miglior attore non protagonista

Alan Arkin – Argo

Robert De Niro – Il lato positivo – Silver Linings Playbook (Silver Linings Playbook)

Philip Seymour Hoffman – The Master

Tommy Lee Jones – Lincoln

Christoph Waltz – Django Unchained

Migliore attrice non protagonista

Amy Adams – The Master

Sally Field – Lincoln

Anne Hathaway – Les Misérables

Helen Hunt – The Sessions – Gli appuntamenti (The Sessions)

Jacki Weaver – Il lato positivo – Silver Linings Playbook (Silver Linings Playbook)

Migliore sceneggiatura originale

Michael Haneke – Amour

Quentin Tarantino – Django Unchained

John Gatins – Flight

Wes Anderson e Roman Coppola – Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore (Moonrise Kingdom)

Mark Boal – Zero Dark Thirty

Migliore sceneggiatura non originale

Chris Terrio – Argo

Lucy Alibar e Benh Zeitlin – Re della terra selvaggia (Beasts of the Southern Wild)

David Magee – Vita di Pi (Life of Pi)

Tony Kushner – Lincoln

David O. Russell – Il lato positivo – Silver Linings Playbook (Silver Linings Playbook)

Miglior film straniero

Amour, regia di Michael Haneke (Austria)

Kon-Tiki, regia di Joachim Roenning, Espen Sandberg (Norvegia)

No, regia di Pablo Larraín (Cile)

A Royal Affair (En kongelig affære), regia di Nikolaj Arcel (Danimarca)

War Witch (Rebelle), regia di Kim Nguyen (Canada)

Miglior film d’animazione

Ribelle – The Brave (Brave), regia di Mark Andrews e Brenda Chapman

Frankenweenie, regia di Tim Burton

ParaNorman, regia di Sam Fell e Chris Butler

Ralph Spaccatutto (Wreck-It Ralph), regia di Rich Moore

Pirati! Briganti da strapazzo (The Pirates! Band of Misfits), regia di Peter Lord e Jeff Newitt

Migliore fotografia

Seamus McGarvey – Anna Karenina

Robert Richardson – Django Unchained

Claudio Miranda – Vita di Pi (Life of Pi)

Janusz Kaminski – Lincoln

Roger Deakins – Skyfall

Miglior design (scenografia)

Sarah Greenwood e Katie Spencer – Anna Karenina

Dan Hennah, Ra Vincent e Simon Bright – Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato (The Hobbit: An Unexpected Journey)

Eve Stewart e Anna Lynch-Robinson – Les Misérables

David Gropman e Anna Pinnock – Vita di Pi (Life of Pi)

Rick Carter e Jim Erickson – Lincoln

Miglior montaggio

William Goldenberg – Argo

Tim Squyres – Vita di Pi (Life of Pi)

Michael Kahn – Lincoln

Jay Cassidy e Crispin Struthers – Il lato positivo – Silver Linings Playbook (Silver Linings Playbook)

Dylan Tichenor e William Goldenberg – Zero Dark Thirty

Migliore colonna sonora

Dario Marianelli – Anna Karenina

Alexandre Desplat – Argo

Mychael Danna – Vita di Pi (Life of Pi)

John Williams – Lincoln

Thomas Newman – Skyfall

Migliore canzone

Before My Time, musica e parole di J. Ralph – Chasing Ice

Everybody Needs A Best Friend, musica e parole di Walter Murphy e Seth MacFarlane – Ted

Pi’s Lullaby, musica e parole di Mychael Danna e Bombay Jayashri – Vita di Pi (Life of Pi)

Skyfall, musica e parole di Adele Adkins e Paul Epworth – Skyfall

Suddenly, musica e parole di Claude-Michel Schönberg, Herbert Kretzmer e Alain Boublil – Les Misérables

Migliori effetti speciali

Joe Letteri, Eric Saindon, David Clayton e R. Christopher White – Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato (The Hobbit: An Unexpected Journey)

Bill Westenhofer, Guillaume Rocheron, Erik-Jan De Boer e Donald R. Elliott – Vita di Pi (Life of Pi)

Janek Sirrs, Jeff White, Guy Williams e Dan Sudick – The Avengers

Richard Stammers, Trevor Wood, Charley Henley e Martin Hill – Prometheus

Cedric Nicolas-Troyan, Philip Brennan, Neil Corbould e Michael Dawson – Biancaneve e il cacciatore (Snow White & the Huntsman)

Miglior sonoro

Argo – John Reitz, Gregg Rudloff e Jose Antonio Garcia

Les Misérables – Andy Nelson, Mark Paterson e Simon Hayes

Vita di Pi (Life of Pi) – Ron Bartlett, D.M. Hemphill e Drew Kunin

Lincoln – Andy Nelson, Gary Rydstrom e Ronald Judkins

Skyfall – Scott Millan, Greg P. Russell e Stuart Wilson

Miglior montaggio sonoro

Argo – Erik Aadahl e Ethan Van der Ryn

Django Unchained – Wylie Stateman

Vita di Pi (Life of Pi) – Eugene Gearty e Philip Stockton

Skyfall – Per Hallberg e Karen Baker Landers

Zero Dark Thirty – Paul N.J. Ottosson

Migliori costumi

Anna Karenina – Jacqueline Durran

Les Misérables – Paco Delgado

Lincoln – Joanna Johnston

Biancaneve (Mirror Mirror) – Eiko Ishioka

Biancaneve e il cacciatore (Snow White & the Huntsman) – Colleen Atwood

Miglior trucco e acconciatura

Hitchcock – Howard Berger, Peter Montagna e Martin Samuel

Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato (The Hobbit: An Unexpected Journey) – Peter Swords King, Rick Findlater e Tami Lane

Les Misérables – Lisa Westcott e Julie Dartnell

Miglior documentario

5 Broken Cameras

The Gatekeepers

How to Survive a Plague

The Invisible War

Searching for Sugar Man

Miglior cortometraggio documentario

Inocente – Sean Fine e Andrea Nix Fine

Kings Point – Sari Gilman e Jedd Wider

Mondays at Racine – Cynthia Wade e Robin Honan

Open Heart – Kief Davidson e Cori Shepherd Stern

Redemption – Jon Alpert e Matthew O’Neill

Miglior cortometraggio

Asad – Bryan Buckley e Mino Jarjoura

Buzkashi Boys – Sam French e Ariel Nasr

Curfew – Shawn Christensen

Death of a Shadow – Tom Van Avermaet e Ellen De Waele

Henry – Yan England

Miglior cortometraggio d’animazione

Adam and Dog – Minkyu Lee

Fresh Guacamole – PES

Head over Heels – Timothy Reckart e Fodhla Cronin O’Reilly

The Longest Daycare – Maggie Simpson

Paperman – John Kahrs

 

Per la cronaca:

Lincoln. Il genere storico non è esattamente il mio preferito ma lo vedrò di sicuro perché è di Spielberg e perché c’è Daniel Day-Lewis che ormai non fa tantissimi film ma si scomoda solo per candidarsi a migliore attore protagonista – si vede che fa collezione. E’ pur vero che va a pescare in un argomento sul quale gli americani sono ipersensibili quindi anche per questo le probabilità per tutto il film aumentano.

Vita di Pi. Il secondo per numero di candidature. Assolutamente immeritate. E’ un bel film, sono la prima a dirlo, ma non è un film da oscar e tanto meno da così tante nominations. Ormai è fisiologico che se Ang Lee si fa vedere tutti corrono istintivamente a premiarlo, a prescindere. Evidentemente c’è qualcosa che mi sfugge.

Django Unchained. Contentissima delle candidature per Tarantino. Ovviamente lo vedrò appena arriverà in sala il che mi pare sia alla fine di questa settimana.

Amour. Anche qui, molto contenta di vedere di nuovo Haneke – per il quale nutro una passione tutt’altro che salutare – tra i candidati, benchè mi sia miseramente persa il film in questione a ottobre. Recupererò il dvd quanto prima.

Moonrise Kingdom. Forse anche questo non è da oscar ma non mi dispiace che compaia almeno in una categoria. E sicuramente la più azzeccata. Domani seguirà recensione dettagliata.

Le Miserables. Di nuovo, non del genere che preferisco ma anche questo finisce dritto nella mia personale programmazione (se non altro perchè sono proprio curiosa di sentir cantare Hugh Jackman).

The Master. Non fosse che c’è Daniel Day-Lewis in concorso direi Joaquin Phoenix senza indugio. Nominations tutte meritatissime. Anche questo l’ho appena visto quindi in settimana arriva la recensione.

Ultima cosa. Mi dispiace un po’ la totale esclusione di Cloud Atlas. L’ho visto ieri e ne parlerò appena sarò rientrata in possesso delle mie facoltà mentali (il che vuol dire articolare qualcosa di più significativo di oddioèmeraviglioso) perché l’effetto è stato emotivamente provante. Bellezza, bellezza e ancora totale bellezza.

La cerimonia sarà il 24 febbraio 2013.

Read Full Post »