Liberamente ispirata.
Wunderkind – Il regno che verrà si è rivelato ampiamente all’altezza delle mie aspettative.
La potenza evocativa della scrittura di D’Andrea è notevole. Come notevole è il modo in cui, con poche parole, tratteggia personaggi di enorme umanità e complessità.
Vengono abbattute tutte le barriere di spazio e tempo, sia a livello di trama che a livello narrativo. La realtà non è solo sottile ma è multipla e mutevole. Il concetto stesso di realtà è molto dubbio. Quello che conta, e quello che resta, al centro e alla base di tutto è il Potere. Potere che cambia forma. Che cambia padroni. Che cambia prezzo. Ma che comunque governa e tiene in schiavitù tutti i mondi possibili.
Questo terzo volume è sicuramente il più potente. E’ una danza tragica. E’ l’Orchestra dei Ceterastradivari.
Trasmette una tensione che tiene incollati alle pagine.
Confermata l’impressione che già espressi in occasione del W2 e cioè che il Wunderkind non doveva essere una trilogia spezzata ma un unico volume (anche se ormai è una speranza decisamente vana).
Piccola parentesi sulla vicenda Mondadori. Non voglio entrare né troppo in dettaglio né troppo in polemica ma una domanda sorge spontanea. Come può essere passato per la mente a qualcuno di lanciare il W1 come libro per ragazzi? E a seguire. Dato tale macroscopico e grossolano errore di target (e volendo evitare di indagare sulla buona fede o meno in cui tale errore è stato commesso), come ha potuto qualcuno stupirsi che le vendite non fossero all’altezza delle aspettative? Ora, io adoro tutta la trilogia del Wunderkind (non si era capito vero?) ma se l’avessi letta a 8-9 anni (perché nelle Mondadori multi center e nelle Feltrinelli continuo a trovarlo in questa sezione accanto a Cuore d’Inchiostro) un minimo turbata lo sarei stata. E già io son venuta su a forza di Dario Argento. E comunque, nel migliore dei casi non ci avrei capito niente. Va bene che in qualche modo i libri – seppur per macro categorie – bisogna suddividerli, per esigenze pratiche ma non è che tutti i libri con un ragazzino protagonista sono per ragazzi. E poi. Quando hanno fatto uscire il W1, possibile che in tutta la casa editrice non ci fosse nessuno che si fosse informato su come continuava e dove andava a parare? (Domanda ovviamente retorica dato che lessi a suo tempo la storia di come si arrivò alla pubblicazione raccontata dall’autore stesso sul suo ormai defunto blog). E che a questo qualcuno non sia passato per la mente di dire qualcosa tipo hey-scusate-ma-siete-proprio-sicuri-che-sia-per-ragazzi? Tutto ciò, ripeto, volendo prescindere da qualsiasi polemica e considerando esclusivamente il presupposto di un errore di marketing. Chiusa parentesi.
“Le foglie coprivano tutto lo spettro della sofferenza. Un arcobaleno di rossi e arancione e gialli variati in infinite combinazioni. Il tosso del sangue versato in battaglia, il carminio del sangue innocente, il magenta del sangue offerto in sacrificio. Il colore del tramonto su pianeti irraggiungibili, il tramonto su giardini che deliziavano gli occhi dei re. L’arancione dei frutti maturi e l’arancione delle vene che esplodevano. Il giallo del sole al suo culmine, il giallo della desolazione delle spore che non hanno ombra, l’alba di una tragedia e l’alba di una farsa.”