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Archive for the ‘Delta Machine’ Category

Varie ed eventuali del giovedì.

L’enorme quantità di arretrati, di argomenti in sospeso, di cose di cui voglio parlare ma sulle quali non sono ancora riuscita a scrivere due righe.

Heroes e la mia enorme soddisfazione per come si chiude la quarta stagione.

La fiducia nel fatto che un giorno riuscirò anche a farci un post e a spiegare perché.

4400 e la possibilità di vedere finalmente quello che rai due aveva deciso non fosse importante, troncando la serie a metà della seconda stagione.

La mia incapacità stagionale di vestirmi con qualcosa di diverso da strati di magliette degli Hard Rock Café perché non sono in grado di capire che temperatura c’è fuori.

Delta Machine che mi ossessiona ma sul quale non mi decido a scrivere una recensione perché sono sicura che mi mancano dei pezzi nelle mie competenze sui Depeche.

Le foglie che appaiono sugli alberi all’improvviso.

Il vinile trasparente di B3 EP che non arriva e la commessa di Rock & Folk che non sa se uccidermi o assumermi, tanto son sempre lì.

Gli occhiali da sole che non si trovano.

L’impossibilità di recuperare un trailer da postare perché man mano che si esauriscono le produzioni 2012 il panorama delle prossime uscite si fa desolante.

Le cose fatte al momento sbagliato.

La certezza che questa sarà la miglior recensione in assoluto di Iron Man 3 anche se non ho ancora visto il film.

Il video di Panic Station dei Muse e gli Skunk Anansie a Torino a luglio.

E poi loro, con il nuovo singolo e il presentimento che quest’album sarà un altro grande amore di quest’anno.

Buon 25 aprile a tutti.

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Continua il mio idillio con quest’album.

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Ho in loop Delta Machine dei Depeche Mode e, benché sia un dato di fatto che in certi punti sono stati colpiti da un potente attacco di blues – oltre che di nostalgia per un certo minimalismo elettronico – al momento sono davvero parecchio esaltata. Non so se è l’entusiasmo del primo approccio, dovrò verificare nei prossimi giorni, ma tant’è, al momento sono decisamente soddisfatta dell’acquisto – tanto più che l’ho comprato avendo ascoltato solo Heaven.

Il lato positivo.

Se non fosse stato per l’oscar e per la conseguente permanenza nelle sale oltre i tempi consueti, l’avrei sicuramente snobbato. Non so bene perché, è un misto di fattori. Il trailer che non mi comunicava granché, B. Cooper che non è tra i miei attori preferiti e il regista, David O. Russel, che non avevo riconosciuto essere proprio quello di The Fighter. Insomma, le uniche cose che mi attiravano erano Jennifer Lawrence – che mi era piaciuta molto agli Hunger Games – e De Niro, per ovvi motivi.

Invece è stato, se non proprio una rivelazione, quanto meno una sorpresa, quello sì. Molto più di quello che mi aspettavo.

Non so come parlare della trama senza scadere nel banale – che è un po’ il problema di quando si raccontano le storie delle commedie. Lui appena dimesso da un istituto psichiatrico dopo otto mesi di detenzione, sotto farmaci, affetto da disturbo bipolare, incapace di accettare la separazione dalla moglie Nikki. Lei giovanissima vedova di un poliziotto; tenta di elaborare il lutto dandola a tutti; si nasconde dietro ad un carattere difficile.

Entrambi stanno cercando di gestire una vita sfuggita di mano, di riappropriarsi di quello che hanno perso per non voler ammettere che non si può tornare indietro.

Trama ben congegnata, dialoghi serrati, vivaci, intelligenti. Momenti spassosi e un romanticismo assolutamente ben dosato senza eccessi mielosi. Non viene calcata la mano neanche sull’aspetto patologico-psichiatrico, il che rende il tutto meno pesante – se la sbrogliano con un generico disturbo bipolare, che ci sta sempre bene e può essere attribuito un po’ a tutti, me compresa, qualche citazione di Xanax e Klonopin, ma la cosa finisce lì.

Cast davvero molto azzeccato con un Bradley Cooper che ho decisamente rivalutato e che – non ci avevo mai fatto caso – ha una mimica facciale che ricorda in modo impressionante Ralph Finnes.

Su De Niro è persino scontato dire qualcosa ed è ovviamente impeccabile nel ruolo del padre ossessivo-compulsivo.

Jennifer Lawrence. Brava. Più di quello che mi aspettavo, nonostante l’oscar. Alterna momenti di durezza, di follia a momenti di una dolcezza infinita. Cambia registro con naturalezza e rende il personaggio di Tiffany profondo e vivo in ogni sua sfumatura.

Carina l’idea della gara di ballo, anch’essa ben gestita in modo da non scadere nei cliché dei film sul ballo degli anni Ottanta-Novanta (anche se, quasi sul finale, c’è una mini citazione di Dirty Dancing che mi ha fatto sorridere).

C’è anche Julia Stiles, che non si vedeva in circolazione da un po’ e la colonna sonora è di Danny Elfman.

Cinematografo & Imdb.

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Marzo si preannuncia un mese impegnativo.

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12/03 David Bowie The Next Day

L’avevo mica già detto? no vero? Ah, meno male che mi sono ricordata allora.

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18/03 Kodaline In a perfect World

E’ il loro primo album e sono proprio bravi.

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18/03 Suede Bloodsports

Devo dire che quando ho sentito la notizia la prima volta pensavo di aver capito male.

Non che non sia contenta, anzi. Solo spero che non sia la classica cazzata commerciale perché Brett si è accorto che da solo non combinava granché.

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26/03 Depeche Mode Delta Machine

Su Heaven non ho avuto la stessa folgorazione che mi colpì a suo tempo per Wrong, ma decisamente mi piace.

E visto che siamo in tema di segnalazioni:

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Amelie Nothomb Barbablu.

E’ uscito addirittura il 21 febbraio e io me ne sono accorta tipo domenica. Vergogna a me.

E poi la novità più grossa, anche se per questa c’è da aspettare un po’ di più.

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Data d’uscita 24 settembre 2013.

Questo dal sito dell’autore:

On highways across America, a tribe of people called The True Knot travel in search of sustenance. They look harmless—mostly old, lots of polyester, and married to their RVs. But as Dan Torrance knows, and tween Abra Stone learns, The True Knot are quasi-immortal, living off the “steam” that children with the “shining” produce when they are slowly tortured to death.

Haunted by the inhabitants of the Overlook Hotel where he spent one horrific childhood year, Dan has been drifting for decades, desperate to shed his father’s legacy of despair, alcoholism, and violence. Finally, he settles in a New Hampshire town, an AA community that sustains him, and a job at a nursing home where his remnant “shining” power provides the crucial final comfort to the dying. Aided by a prescient cat, he becomes “Doctor Sleep.”

Then Dan meets the evanescent Abra Stone, and it is her spectacular gift, the brightest shining ever seen, that reignites Dan’s own demons and summons him to a battle for Abra’s soul and survival. This is an epic war between good and evil, a gory, glorious story that will thrill the millions of hyper-devoted readers of The Shining and wildly satisfy anyone new to the territory of this icon in the King canon.

Ora, è vero che è il seguito di Shining il che vuol dire andare a toccare uno dei mostri sacri dell’opera kinghiana. Ma sono fiduciosa. Se se l’è sentita lui di rimetterci in qualche modo le mani, sicuramente sa quello che sta facendo.

Operazione commerciale? Non credo, semplicemente per il fatto che non ne ha bisogno. E’ un autore che riuscirebbe a vendere anche la lista della spesa scritta a matita sulla carta igienica, non ha bisogno di riagganciarsi ai vecchi successi. Sono molto più propensa a credere che in quella storia, o nelle strade che ha aperto, ci fosse ancora qualcosa di sepolto che il caro vecchio zio Steve ha deciso di riportare alla luce.

DS2

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