Deludente. Non tanto perché mi aspettassi chissà cosa dalla tematica quanto perché mi aspettavo invece qualcosa dal nome di Sofia Coppola sulla locandina.
Mi aspettavo che prendesse un fatto di cronaca sostanzialmente vuoto e frivolo, come di fatto è la vicenda alla base di tutto, e lo rielaborasse in modo dissacrante, magari caricaturale, ostentatamente ed esageratamente glamour. Mi aspettavo una colonna sonora pop-rock con deviazioni dance e un montaggio frastornante di colori, immagini, velocità e nonsense.
Niente di più lontano dalla realtà effettiva di questo Bling Ring dai riflessi opachi e dal ritmo spento di un documentario affidato a mani inesperte e dai goffi intenti narrativi.
Chi abbia visto il trailer ha di fatto visto tutto quello che c’è da vedere nel film. Non succede niente di più, né tanto meno niente di diverso. E no, per favore, non venite a dirmi che Sofia l’ha fatto apposta a fare un film vuoto e noioso per rendere il vuoto e la noia della vita dei protagonisti perché la cosa non regge neanche vagamente e perché il rumore di unghie sui vetri mi fa venir le convulsioni.
E’ un film che non decolla e non coinvolge.
Sì, ok sei lì che guardi questa vetrina colorata di lusso sfrenato e che al massimo ti fai scappare uno sguardo sconsolato di fronte allo squallore di queste famiglie straricche e prive di qualsiasi obiettivo che non sia puntare ad ulteriore ricchezza possibilmente corredata di fama. E sì, non stupisce che da un tale ambiente siano saltati fuori quei mostriciattoli assetati di celebrity-fetish che sono i protagonisti – che poi nient’altro sono che un normale concentrato di idiozia adolescenziale unito ad un budget illimitato. E, ancora, sì, belle le carrellate sullo sfarzo ai limiti del demenziale delle case dei vip presi di mira – in particolare quel tempio dell’ego ipertrofico che è la dimora di Paris Hilton. Però questi elementi rimangono dei piccoli spunti dispersi e sprecati in un insieme sciatto e insignificante.
Emma Watson è l’unico nome vagamente significativo ma non è chiaro se il cauto miglioramento nella sua recitazione sia dovuto alle doti della Coppola, ad un’evoluzione della specie o al fatto che, per volontà della sorte, le sue smorfie sono particolarmente adatte alla natura di oca del suo personaggio.
Timido tentativo psicologico sul personaggio del ragazzo e sulle sue decolleté rosa col tacco a spillo ma nulla che si alzi al di sopra della banalità.
Niente, davvero, mi dispiace sinceramente doverlo dire, perché voglio molto bene a Sofia e al suo stile, ma la cosa migliore del film resta il trailer.