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Archive for the ‘B. D. Howard’ Category

Vagamente ispirato alla vera storia di uno scandalo minerario e finanziario dell’inizio degli anni  Novanta, Gold – al quale mi rifiuto di aggiungere lo spoilerosissimo sottotitolo italiano – narra le gesta di tale Kenny Wells che, ormai ben oltre la soglia del completo tracollo economico e nella totale impossibilità di mantenere in vita l’impresa di famiglia, sogna – letteralmente – di trovare l’oro in Indonesia.

A metà tra incoscienza e vaneggiamento, Kenny salta su un aereo in cerca di tale Michael Acosta, geologo di abilità quasi leggendaria e lo convince ad imbarcarsi in una ricerca su cui nessuno sembra disposto a scommettere.

E poi l’oro si trova. E non solo un po’. Si trova quello che sembra essere il più grande giacimento d’oro del decennio.

E con l’oro arrivano i soldi. A palate. E le quotazioni in borsa, in quella che sembra essere un’ascesa vertiginosa e fuori controllo.

Stephen Gaghan – regista di Syriana (2005) e sceneggiatore dell’ottimo Traffic (2000) – mette insieme un film dall’impostazione magari non originalissima – per molti versi richiama alla mente La grande scommessa, tanto per fare un esempio recente – ma comunque ben congegnata, dal ritmo veloce, scorrevole e avvincente.

Centrale – quasi totalizzante – la presenza scenica di un Matthew McConaughey mezzo calvo, ingrassato e rovinatissimo per vestire i panni del protagonista Kenny in un ruolo forse a tratti un po’ sopra le righe ma innegabilmente riuscito e trascinante.

Accanto a lui, Edgar Ramirez per Michael Acosta e Bryce Dallas Howard per la compagna di Kenny.

Sulla storia vera alla base della sceneggiatura – che peraltro nel 2009 venne inserita nella Blacklist di Hollywood delle migliori sceneggiature ancora non prodotte – non vengono forniti dettagli e, da quel che sembra, ci sono state motivazioni legali – oltre che narrative – alla base della scelta di modificare nomi, personaggi ed esiti della vicenda. Ragioni che non escludo possano aver anche influito sui ritardi di produzione.

Cinematografo & Imdb.

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Mi guardo intorno in giro per la rete e, davvero, mi stupisco di quanto siano tiepidi, quando non addirittura ostili, i toni verso questo povero Jurassic World. A me è piaciuto. E anche tanto. Son proprio contenta che l’abbiano fatto.

E poi possiamo stare a discutere fino all’anno prossimo sull’invasione di seguiti e la mancanza di idee nuove e le operazioni commerciali e via così ma secondo me non è questo il punto. Non nel senso che questi aspetti non siano un dato di fatto ma di certo non dicono tutta la storia.

Ventidue anni fa, nel 1993, usciva nelle sale Jurassic Park.

Tratto dal romanzo di Crichton, diretto da uno Steven Spielberg che lo stesso anno era nelle sale con Schindler’s List, col risultato che l’edizione degli Oscar del 1994 gli valse dieci statuette – 7 per Schindler e 3 per Jurassic, tra cui migliori effetti speciali visivi e sonori – Jurassic Park ha fatto un pezzetto di storia del cinema. E a poco serve ostentare lo snobismo che oggi va tanto di moda riservare ai film d’azione.

Jurassic Park ha rappresentato un punto di svolta per molti aspetti. Ha cambiato la percezione di un certo filone di film d’azione e ha aperto la strada a quella spettacolarizzazione del mostro grande e grosso che adesso siamo abituati a dare per scontata e a trattare come il parente tamarro della famiglia cinematografica.

Da una decina d’anni a questa parte di mostri e creature gigantesche ne abbiamo viste in tutte le salse. Fatte sempre meglio, sempre più realistiche, sempre più grosse, sempre più distruttive. Animali o aliene che siano le creature che distruggono città o schiacciano umani sono ormai un must di un certo sotto-filone di film catastrofici. Il che fa sì che, oltretutto, i dinosauri, alla fin fine, siano ormai considerati pure un po’ scontati. Un po’ banali. Un po’ vecchio stile. E ci si dimentica che, quando è arrivato, Jurassic Park non aveva poi molti altri precedenti. Sì, ok, tanto per andare sui nomi celebri, c’era stato King Kong. E poi potrei mettermi a citare altri innumerevoli film con qualche creatura extra-large, ma nessuno le aveva mai fatte così. Nessuno aveva mai messo insieme i dinosauri e l’uomo e aveva reso entrambi protagonisti sullo stesso livello. Era una vera novità. Ed era fatta maledettamente bene. Ancora a vederlo adesso Jurassic Park è fatto benissimo, sia come costruzione sia come effetti.

Mi fermo qui perché altrimenti faccio che fare un post su Jurassic Park ma il succo è che il film del ’93 è, a ragione, un cult nel suo genere. Ha anche una forte connotazione generazionale, quello sì, ma il concetto di cult e di generazionale sono legati a filo doppio indipendentemente dall’ambito quindi la cosa non presenta particolari controindicazioni.

Jurassic World mi è piaciuto perché dà l’idea di sapere quello che sta facendo, nonostante la regia sia affidata al poco più che esordiente Colin Trevorrow.

Sa che sta andando a maneggiare una materia cui il pubblico è affezionato e piazza in modo intelligente citazioni, riferimenti, omaggi.

Sfrutta bene, in modo organico e consequenziale, gli spunti lasciati dal primo e costruisce un seguito plausibile e tutto sommato fedele nello spirito al punto di partenza.

Ok, la rielaborazione teorica del rapporto uomo-natura, che nel primo era incarnata dal personaggio di Ian Malcom, qui manca del tutto (o viene al massimo appiattita nella mancanza di consapevolezza di Claire) ma anche questo ci sta. Se il parco ha aperto, se è finalmente diventato la grande macchina da divertimento per famiglie in perfetto stile americano è anche perché tutta una serie di problematiche antropologiche e morali sono state definitivamente soffocate e messe da parte.

Nonostante tutto quello che è successo, il Jurassic Park è una gigantesca macchina da soldi dalle potenzialità infinite e non stupisce poi più di tanto che sia saltato fuori qualcuno che è riuscito alla fine a metterla in moto. Che poi la gestione sia sempre sulla lama di un rasoio è un altro discorso ma si sa, per il profitto si mettono a tacere tante cose.

Il parco è funzionante e consolidato ma l’attenzione del pubblico va tenuta viva e i laboratori funzionano senza sosta per creare nuove attrazioni. Ne creano una troppo attraente e le cose sfuggono di mano. Il nucleo non è niente di nuovo. Siamo alla vecchia storia che la natura trova sempre il modo.

Il secondo e il terzo film vengono saltati e piè pari e siamo di nuovo su Isla Nublar, il primo sito. Come dicevo, molti, moltissimi i riferimenti e gli omaggi al primo film – la deviazione nella struttura del vecchio parco, che è rimasta identica, con le vecchie macchine e le vecchie attrezzature mi ha strappato non pochi squittii di compiacimento, manco mi fossi trovata a rivisitare i luoghi della mia infanzia.

Buono l’avvio, senza eccessiva fretta di aprire subito le danze dell’azione. Si entra bene nell’atmosfera del parco, si vede tutto che funziona, si vede tutto come avrebbe dovuto essere vent’anni prima. E’ tutto rappresentato in modo accuratissimo, dalle attrazioni in sé con gli animali veri e propri al modo in cui esse vengono gestite – basta visitare un qualsiasi parco a tema americano per rendersi conto che funzionano davvero in questo modo.

Anche qui abbiamo due ragazzini tra i protagonisti e anche qui bisogna gestire un’emergenza.

Ritmo buono dall’inizio alla fine, effetti speciali di altissimo livello – prima volta dei dinosauri generati in motion capture – compreso il 3D, che normalmente evito ma che non ci sta male per niente.

Qualche trovata ovviamente esagerata – tipo tutta la faccenda dei raptor addestrati – e un cattivo (il militare – Vincent D’Onofrio) un po’ piattino in verità, ma nulla che renda il film meno godibile.

Apprezzabile anche il fatto che sono piuttosto limitate le scene di puro scontro tra bestie – che se durano troppo mi annoiano subito – a favore di scene di suspance e azione costruite in modo un po’ più articolato.

Brava e bella Bryce Dallas Howard – che io amo particolarmente – e buono anche Chris Pratt, che ha il garbo di non atteggiarsi a eroe più di quel che richieda il minimo sindacale della parte.

Piccolo ruolo anche per Omar Sy.

Divertente. Per quel che mi riguarda, da vedere senza indugio.

Cinematografo & Imdb.

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Jurassic World

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