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Archive for the ‘A New Morning’ Category

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Bè? Adesso devo pure cominciare io?

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E va bene. Cosa c’é che non va?

Niente

Sì, si vede. Cos’è successo?

Soffro.

Immagino.

Senti, se devi fare del sarcasmo lasciamo perdere eh.

Ok, ok. Soffri. E la causa di tanta sofferenza?

Ieri era il 18 marzo.

Ah. E quindi?

E cheppalle, ma non lo leggi il blog?

Dovevano uscire Suede e Kodaline.

E quindi?

E quindi sono andata a cercarli.

E…?

Feltrinelli.

Suede…sì, risulta l’album ma non ci è stato consegnato. Anzi non è stato proprio consegnato in tutta Italia.

Kodaline…con la C?

Con la K.

mmmm…non mi risultano proprio

Fnac.

Suede…(con tono risentito) no, al massimo l’uscita sarà domani perché di lunedì non esce mai niente (quarta legge della termodinamica?)

Ma veramente sul sito c’è scritto…

E’ sbagliato! (col tono di chi sta enunciando la cosa più ovvia del mondo)

No, comunque non mi risultano. Ma a volte escono prima all’estero. Possono metterci anche due mesi ad arrivare in Italia

(a quel punto ero già accasciata sotto il bancone)

Kodaline? Con la y?

No, con la i normale.

Non risulta neanche il nome.

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Che poi, sugli Suede va detto che ho preso una mezza cantonata io perché il 18 è la data di uscita ufficiale ma l’album è disponibile solo online. Nei punti vendita arriverà il 30 marzo.

Ciò non toglie che ho dovuto in qualche modo consolarmi e quindi mi sono sfogata arraffando queste due belle Deluxe Editions che mi guardavano curiose e amichevoli dallo scaffale.

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Poi. Visto che ieri si parlava di lui.

allen

Non l’ho ancora letto tutto quindi questa non è una vera e propria recensione. Lo consiglio a chiunque ami il regista perché è veramente una miniera di aneddoti, curiosità, retroscena di come sono nati i suoi film, tutti raccontati da Allen stesso in modo informale e diretto nel corso di quasi trentasei anni di carriera, dal 1971 al 2007, anno della pubblicazione.

A proposito di Match Point (2005).

EL: Hai provato una sensazione liberatoria lavorando a Londra, in un ambiente completamente nuovo?

WA: Non è stato liberatorio. Io mi sento sempre liberato. Giro solo a New York perché sono pigro e mi rimane comodo. Mi piace mangiare nei miei ristoranti preferiti e dormire nel mio letto, in fondo la verità è solo questa. Adoro trascorrere una settimana di vacanza a Londra per andare a teatro o vedere amici, ma non avevo tutta questa voglia di fermarmi diversi mesi. Invece è stata un’esperienza talmente positiva che la ripeterò quest’estate.

La mia impressione è che potrei girare i miei film ovunque. Ho girato con delle troupe in Ungheria; ho girato con delle troupe in Italia e in Francia. Come ho già detto, senza alcun intento faceto, il cinema non è astrofisica. Non è il lavoro più astruso del mondo. Hai la tua sceneggiatura, le troupe lavorano bene in tutto il mondo, sono professionisti, e sono professionisti a Parigi come lo sono a Budapest, a Londra, a New York o in California. Se conosci il mestiere non è poi così difficile. Basta usare un minimo di buon senso.

Quando il cinema diventa un’esperienza sovrumana infarcita di scatti di ira e assurdità, una scusa per vivere la propria vita in un certo modo, allora si trasforma in una seccatura, a cominciare dalle star che pretendono nel contratto persino il pagamento della massaggiatrice, del truccatore personale, del consulente politico.

Settembre 2005.

EL: Cosa si prova, dopo aver scritto la sceneggiatura, averla interpretata, averla girata per diversi mesi, aver visionato un giornaliero dopo l’altro, a entrare poi in sala di montaggio e doverti guardare, doverti giudicare come attore?

WA: Facilissimo. Ti guardi e dici “Qui sono tremendo”, “In quest’altro punto faccio schifo”, “In questa scena sono assolutamente finto”, “Qui penso di essere andato molto bene, la scena è credibile, sono divertente, non esagero né ammicco troppo.” Non è difficile individuare le parti soddisfacenti. Certo, stando seduto qui con un montatore e magari altre persone, capita ogni tanto di sentirsi dire: “Lo so che ti piace molto il ciak numero due, ma devo proprio dirtelo…” e allora o riguardo, scopro che l’osservazione è corretta e dico: “Bè, d’accordo, se preferisci il numero otto, per me sono buoni entrambi ma usiamo l’otto.”

Non è difficile. I veri guai arrivano quando non sei sorretto dall’ispirazione, quando scopri che hai seguito un’immagine fallace del film nel suo complesso.

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