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Archive for the ‘J. Cocks’ Category

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Giappone, XVII secolo.

Tratto dal romanzo storico Silenzio di Shūsaku Endō, l’ultimo lavoro di Scorsese, in rinnovata collaborazione con lo sceneggiatore Jay Cocks (Gangs of New York), narra delle persecuzioni di cui furono oggetto i cristiani nel Giappone del 1.600.

In particolare, si racconta la storia di Padre Sebastian Rodrigues e Padre Francisco Garupe, due gesuiti, che si imbarcarono per il Giappone dove ormai la resistenza dei cristiani era stata quasi interamente schiacciata, sulle tracce di Padre Ferreira, loro mentore e guida spirituale, del quale non si avevano più notizie certe e sul quale – cosa ben peggiore – circolavano voci preoccupanti a proposito del fatto che avesse abbandonato la fede e abbracciato i costumi giapponesi.

Rodrigues e Garupe vengono catapultati in una realtà cui non sono preparati e si trovano a dover affrontare tutte le prove e i fantasmi della loro fede. Di fronte all’orrore all’umiliazione. In mezzo alla miseria e alla violenza. Tra la disperazione del martirio e quella, non meno lacerante, di una resa senza possibilità di redenzione.

Ora. Chiariamolo subito. Silence è un ottimo film. Nessun dubbio in proposito.

E’ formalmente perfetto da ogni punto di vista e le interpretazioni degli attori sono di altissimo livello. Di Liam Neeson (Padre Ferreira) è persino superfluo parlare. Andrew Garfield – candidato al Globe per La battaglia di Hawshaw Ridge – è davvero notevole. E anche Adam Driver, per quanto partissi prevenuta nei suoi confronti, si dimostra assolutamente all’altezza.

Le emozioni vengono veicolate in modo pacato e lineare, con una narrazione asciutta, che lascia ai nudi eventi tutto il pathos, senza bisogno di sottolineature superflue.

Detto ciò, Silence non è sicuramente tra i miei preferiti di Scorsese. Per un misto di ragioni che suppongo siano prevalentemente personali, ma tant’è.

L’argomento storico è, certo, interessante, ma non è tra quelli che mi suscitino eccessiva empatia. In particolar modo, credo – me ne rendevo conto man mano che il film procedeva – di aver perso sensibilità per l’idea di martirio religioso. Indipendentemente dal mio non essere credente, ho l’impressione che fino a qualche anno fa avrei partecipato alle vicende in modo molto più emotivo. Questo per dire che, fermo restando l’apprezzamento di testa, quello di pancia ha latitato un pochino.

E poi. Anche la tematica in sé. Il film vuole essere per i poveri padri gesuiti perseguitati dall’inquisizione giapponese. E va bene.

Però.

Però, se si toglie l’orrore della persecuzione, condannabile a prescindere, se si allarga appena la prospettiva, i giapponesi avevano pure ragione di non volere gli arroganti europei che sbarcavano armati della loro ottusa verità e della loro convinzione di dover andare a insegnare a vivere al resto del mondo.

Non avrebbero potuto trovare terreno meno fertile del solido ed imperturbabile impero spirituale che era (ed è) il Giappone. E non avrebbero potuto essere più sciocchi e, ripeto, arroganti nel non rendersene conto.

Poi è ovvio che a farne le spese erano (e sono) i poveracci. Quelli che credevano in buona fede, anche se, spesso, non lo sapevano neanche loro in cosa credevano – il problema della lingua non era marginale, dal momento che la lingua giapponese, come tutte le lingue orientali, ha un sistema di veicolazione dei significati quasi incompatibile con la struttura occidentale e, a maggior ragione, con l’approccio evangelizzatore dell’epoca.

In tutto ciò, bellissimo il modo in cui viene reso il dettagliato e insostenibile panorama di contraddizioni: l’inquisizione giapponese. Che ovviamente richiama nel nome e nelle pratiche l’analoga inquisizione cristiana-cattolica.

E la storia che non insegna niente. E l’uomo che non impara niente.

Bellissimo il personaggio di Padre Ferreira e molto ben resi il travaglio e l’evoluzione spirituale di Padre Rodrigues.

Ho apprezzato molto il titolo e l’articolazione del suo significato – con tanto di richiamo a San Francesco – nella preghiera costante e disperata rivolta ad un Dio immancabilmente muto. Silente.

Ovviamente da vedere.

Cinematografo & Imdb.

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