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Archive for the ‘N. Lilin’ Category

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Non ho letto il romanzo di Nicolai Lilin, da cui il film è tratto. A dire la verità, a parte ricordarmi il titolo del libro (2009) non avevo neanche ben chiaro chi fosse esattamente Lilin prima di imbattermi ne Le regole del gioco su Dmax. Ok, sì, virata clamorosamente trash, guardo i programmi di Dmax. E se è per questo sono anche fermamente convinta che siano sempre meglio di una qualsiasi Maria De Filippi e, in generale, della media dei programmi Rai/Mediaset.

Anyway, per il momento non sono in grado di dare un giudizio sulla trasposizione.

Posso però dire che il film mi è piaciuto parecchio. E d’altronde devo ancora trovare un film di Salvatores che non mi sia piaciuto.

Ambientato nella Transnistria, gelida regione del sud della Russia, oggi autoproclamatasi autonoma anche se non riconosciuta da alcuno stato, in una comunità creata dai deportati del regime staliniano e fondata sui principi degli antichi Urca siberiani.

L’educazione a cui si fa riferimento è quella del giovane protagonista (che pare sia anche l’autore stesso in quanto il libro dovrebbe essere autobiografico), Kolima, allevato da nonno Kuzya (un John Malkovich assolutamente fantastico), una sorta di patriarca e figura di riferimento della comunità, ed educato secondo il rigido codice morale e comportamentale degli “onesti criminali” siberiani.

Kolima apprende quindi che si devono rispettare tutti tranne coloro che lavorano per lo Stato, e coloro che detengono un ingiusto potere economico come banchieri e usurai. Che non è sbagliato uccidere qualcuno, se la causa è giusta. Che l’uso di stupefacenti all’interno della comunità è ferocemente punito. Che non si devono tenere in casa i soldi. Che ci si deve prendere cura di quelli che normalmente sono chiamati matti, ma che nella loro lingua sono i voluti-da-dio. Apprende tutta una serie di comportamenti rituali e il loro significato – come tutto quello che ruota intorno alla picca e alla sua importanza. Apprende l’arte del tatuaggio e i complessi significati dei tatuaggi siberiani, che rendono possibile leggere la vita di un uomo sul suo corpo.

Veniamo catapultati in un ambiente chiuso, rigido, crudele ma volutamente presentato in modo ambiguamente affascinante attraverso le sue contraddizioni e il suo presupposto di assoluta necessità.

Protagonista insieme a Kolima è Gagarin. Più irrequieto, meno incline,  fin da ragazzino, a seguire le regole, cerca i suoi obiettivi al di fuori del clan da cui proviene causando un inevitabile scontro di realtà in mezzo al quale Kolima si vede costretto ad operare delle scelte.

E poi c’è Xenia (Eleanor Tomlinson, bravissima), una ragazza dolce, bella ma voluta-da-dio che influisce in modo determinante nelle dinamiche tra i due ragazzi.

La struttura costruita per flash back alternati a momenti del presente in modo tale da far arrivare ad un punto d’incontro le narrazioni dei due piani temporali non sarà forse originalissima ma è molto ben riuscita, fluida ed efficace nel raccontare la storia.

Nel complesso mi aspettavo che fosse molto più crudo. In realtà la violenza c’è, impregna tutto ed è sempre presente ma non si vede quasi mai, e dove si vede non è particolarmente esplicita.

E’ un film interessante. Non so fino a che punto la componente autobiografica sia effettivamente tale, ma resta comunque un buon film.

A questo punto finirò inevitabilmente per procurarmi il libro.

Cinematografo & Imdb.

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