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Archive for the ‘2013’ Category

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Un freddo cane, fuori del normale, inchioda la città. I vecchi commentano che potrebbe essere il giorno più freddo del mondo. Il sole sembra scomparso per sempre. Il vento è sferzante, i fiocchi di neve sono più leggeri dell’aria. BIANCO! BIANCO! BIANCO! Esplosione sorda. Non si vede altro. Le case ricordano locomotive a vapore, il fumo grigiastro che esala dai camini fa scintillare un cielo d’acciaio.

Ed è in questa notte più fredda del mondo che, in una casetta abbarbicata sulla collina più alta di Edimburgo, viene alla luce Jack, tratto dal ventre di una madre giovanissima e impaurita e affidato alle sapienti mani della strana dottoressa Madeleine. Un po’ strega, un po’ levatrice, Madeleine si accorge che il cuore del piccolo Jack non batte perché è congelato e rimedia nell’unico modo che le viene in mente con quello che ha a portata di mano. Con dita abili e veloci sostituisce il cuore del piccolo con un orologio a cucù. Collega vene e meccanismi, carne e legno, nervi e ingranaggi.

Il piccolo Jack è salvo.
Avere per cuore un orologio a cucù presenta però qualche inconveniente.
Il ticchettio, per dirne una. Che, per giunta, aumenta in modo imbarazzante quando meno sarebbe opportuno.
E poi, un orologio di legno, per quanto preciso possa essere, deve essere ricaricato regolarmente.
E, non ultimo, è anche piuttosto fragile. Non si può pensare che regga gli sforzi e le emozioni di un cuore normale.

Uno, non toccare le lancette.
Due, domina la rabbia.
Tre, non innamorarti mai e poi mai.
Altrimenti, nell’orologio del tuo cuore la grande lancetta delle ore ti trafiggerà per sempre la pelle,
le tue ossa si frantumeranno,
e la meccanica del cuore andrà di nuovo in pezzi. 

Queste sono le condizioni. Ma non si può pensare di vivere al riparo dalle emozioni.
Ed è così che quando Jack per caso si imbatte in una piccola meravigliosa cantante andalusa dalla voce da usignolo e dalla vista debole, tutto si capovolge e tutto precipita.
Improvvisati duelli d’amore nel cortile di una scuola e un viaggio rocambolesco in giro per l’Europa, passando per Parigi e approdando a Granada.
Jack sa che rischia di compromettere irrimediabilmente il delicato meccanismo del suo cuore ma è disposto a tutto per la sua bella Acacia.

Mathias Malzieu dà vita ad una favola surreale, divertente e malinconica sugli effetti collaterali dell’amore e dei sentimenti in generale. Nel suo tono strano e negli accostamenti improbabili di immagini e parole si incrociano le invenzioni potenti e visionarie di un Méliès vagabondo e le elucubrazioni tristi di un solitario (e poteva essere altrimenti?) Jack lo Squartatore a fare da cornice e contorno alle avventure incoscienti del giovane Jack.

Bello. Mi è piaciuto molto. E se, ad una prima lettura, ho avuto qualche perplessità sul finale, più ci penso e più mi rendo conto che non avrebbe potuto essere diverso. E’ un finale perfetto per la storia.

Una curiosità. Il libro di Malzieu esce nel 2007 che è anche l’anno di uscita de La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, di Brian Selznick dove, di nuovo, Georges Méliès compare come personaggio.
Non ho tuttavia idea di quali siano i rapporti tra i due autori e i due libri né se si tratti di qualcosa di più di una semplice coincidenza.

Nel 2013 è anche uscito Jack et la mécanique du cœur, film d’animazione (dai toni squisitamente burtoniani direi) tratto dal libro, sceneggiato e codiretto dallo stesso Malzieu che, con il suo gruppo, i Dionysos, ne ha composto e interpretato anche la colonna sonora.

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Visto che tecnicamente per quando andrà in programmazione il post avrò probabilmente appena finito di sentirli 🙂

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Stavo spulciando le curiosità relative a questo film e leggevo che la parte più faticosa per il povero Robert Redford – che ormai ha 76 anni pure lui – non è stata tanto il fatto di rinunciare quasi interamente agli stuntmen, quanto piuttosto l’essere costantemente lavato, immerso, spruzzato, bagnato per la quasi totalità delle riprese. Mi ha fatto sorridere perché è una delle prime cose che ho detto intanto che vedevo il film…’secondo me Redford ci ha ancora i reumatismi adesso’. Che si ha un bell’obiettare che tanto la piscina sarà stata riscaldata e via dicendo, intanto sono sempre ore e ore di riprese bagnato fradicio. Povero Robert.

Presentato fuori concorso a Cannes 2013, All is Lost è il secondo lavoro di J.C. Chandor, regista, nel 2011, di Margin Call – che ho sempre il lista tra i film che voglio assolutamente recuperarmi.

105 minuti di durata per un copione lungo solo 32 pagine e quasi interamente privo di dialoghi. Una sorta di vecchio e il mare senza però particolari velleità di approfondimento. Un curioso esperimento che vuole palesemente essere qualcosa di diverso ma ha l’intelligenza di non calcare troppo su questo aspetto. Di non attribuirsi pretese eccessive né da un punto di vista tecnico né di significato. Una storia. Raccontata attraverso il susseguirsi logico consequenziale di eventi plausibili e scolpita sul volto segnato ed espressivo di un Redford che risulta incredibilmente a suo agio nella parte.

Non ci sono motivazioni. Non ci sono retroscena da costruire. L’unico accenno ad una realtà diversa da quella presente sono le parole iniziali. Dopo di che ci sono solo i fatti.

Un uomo da solo su una barca e quello che il mare decide di riservargli.

Un uomo. Non un eroe.

Un uomo di una certa età. Con palesemente esperienza e perizia a suo vantaggio e una chiara abitudine ad essere solo, ma con i movimenti che tradiscono una lentezza e una mancanza di fluidità dovute all’età.

Un uomo del quale, in realtà, non si sa nulla e si continua a non sapere quasi nulla se non quello che si evince dalla lucida precisione dei suoi gesti.

Ero perplessa quando avevo visto il trailer perché, onestamente, non sapevo bene cosa aspettarmi. Se l’ennesima versione di Cast Away o una variante di Open Water. Poi, ovviamente, nelle sale è stato qualcosa come tre giorni e non avevo fatto in tempo neanche a pormi il problema di andare a vederlo o meno.

L’ho recuperato per caso in offerta e devo dire che non mi è dispiaciuto. E’ risultato più coinvolgente di quanto mi aspettassi. Non so se è merito di Redford o del quieto realismo con cui tutto è rappresentato. Per dire,  ci sono situazioni estreme ma non estremi eroismi che sarebbe fin troppo facile infilare in questo genere di film. L’approccio è apprezzabilmente molto poco hollywoodiano.

Tra le locations delle riprese, Ensenada, Baja California Norte, Fox Baja Studios, Rosarito, Baja California Norte, Rosarito Beach, Baja California, tutto in Messico, che, per la cronaca, significa la stessa piscinona e gli stessi studi delle riprese del Titanic di James Cameron.

Cinematografo & Imdb.

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Vogliamo parlarne?

Parliamone.

Allora. Mi giran già i coglioni.

Se sono ipersensibile quando si tratta di vampiri, lo sono ovviamente ancora di più quando si tratta di Lui.

Che bisogno c’era di andare di nuovo a risvegliare Dracula? Mmmh?

Oltretutto, le intenzioni sono più che chiare già dal trailer e al grido, ormai tanto amato (e inflazionato), di “riabilitiamo il cattivo” cerchiamo di spiegare perché Dracula è diventato Dracula.

Come se i cattivi della letteratura non fossero altro che un campionario di serial killer da studiare per delinearne il modello comportamentale e sentirci poi un po’ più sicuri scoprendo che, poverini, magari erano stati traumatizzati da piccoli, in realtà non sono poi così cattivi, su, possiamo anche volergli bene senza essere a nostra volta creature orribili.

Perché il protagonista cattivo-e-basta non è politically correct. Il protagonista cattivo va bene solo se è giustificato a diventare tale.

E allora imbastiamo un bel castello di dilemmi morali, demoni e tormenti a celare le fondamentali buone intenzioni che hanno condotto una povera anima sulla via della perdizione nel tentativo di fare il bene.

Francamente, sta storia ha proprio rotto il cazzo.

E poi. Se anche proprio ci mancasse una versione meno univocamente cattiva del Vampiro di tutti i Vampiri, perché non ricordarci che è un qualcosa che ha già fatto Coppola, e magari un po’ meglio di tutti gli altri? Mmmh?

Bon. Tanto lo so che poi finirò a vederlo comunque (dovrebbe uscire il 30 ottobre), non foss’altro che per continuare le mie invettive con maggior cognizione di causa (mi piacerebbe ricredermi, davvero, ma non nutro alcuna speranza).

E poi non mi piace neanche la scelta di Luke Evans. Si adatta ai panni del vampiro quasi quanto Banderas che interpretava Armand.

*tira una capocciata alla parete più vicina al solo ricordo*

L’unica cosa che mi piace del trailer è la versione di Everybody Wants To Rule The World coverizzata da Lorde – ok, uccidetemi, di norma sono abbastanza anti cover, ma questa mi piace persino di più dell’originale dei Tears for Fears –  e che ha avuto l’effetto di mandarmi in fissa sia per la canzone che per Pure Heroine.

 

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