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Archive for the ‘Bellman & Black’ Category

Notte di Golden Globes. Ma siccome fino a domattina non ne saprò nulla e dato anche che finora ho visto pochissimi film candidati – la maggior parte arriva nelle sale tra gennaio e febbraio – inganniamo l’attesa con la prima lettura di quest’anno.

Mi sono imbattuta in Diane Setterfield una decina d’anni fa circa, quando un’amica mi regalò La tredicesima storia. Me ne innamorai e subito cercai altri libri della Setterfield che però, al tempo, aveva all’attivo quell’unica pubblicazione narrativa. Dopo di che la persi un po’ di vista finché il mese scorso, mentre spulciavo gli scaffali di una libreria per regalare a mia volta La tredicesima storia, mi sono accorta che c’era anche un altro titolo. E pure uscito da un po’, visto che era già in edizione best seller in brossura.

Titolo italiano Le nere ali del tempo.

Titolo originale Bellman & Black – manco a dirlo, enormemente più appropriato ed efficace.

Prima edizione 2014.

Facciamo così la conoscenza di Will Bellman, che all’età di dieci anni e quattro giorni, mentre gioca all’aperto con i suoi amici, armato di tutta la spavalda e fiduciosa serenità della sua età e di una fionda di pregevole fattura, un po’ per scherzo un po’ per spacconeria, un po’ per errore, uccide un corvo con un tiro di fionda talmente perfetto da risultare impossibile.

Il corvo morto cattura per un po’ l’attenzione dei ragazzini ma ben presto viene loro a noia e ognuno torna alla propria casa e alla propria vita.

Però William sente qualcosa che non va.

Il giorno seguente sta male, ha la febbre alta e per giorni soffre e urla di dolore.

Poi la sua vita va avanti e noi lo ritroviamo prima ragazzo, poi uomo fatto, a costruirsi il suo posto nel mondo.

Eppure.

Eppure c’è qualcosa che non torna.

Qualcosa che ogni tanto si fa sentire. Una vertigine. Una sorta di nero ai margini del campo visivo. Un’ansia senza nome.

Una figura vestita di scuro che di tanto in tanto fa capolino nella vita di Will – che nel frattempo diventa il Signor Bellman – e che sembra comparire preferibilmente in occasione dei funerali.

Una figura che Bellman ricorda ma che non riesce a descrivere o a trovare. Una figura che sembra chiamarlo e sfuggirgli allo stesso tempo.

Una notte. Un cimitero. Un’occasione. Un nome. Black.

E un grande e maestoso emporio del lutto.

Ma perché? Cosa c’è dietro l’infaticabile operosità di Bellman?

Cosa c’è dietro l’insonnia delle sue notti e il suo orrore per il tempo libero?

In verità il corvo vede molto più di quanto riteniamo che veda;
sente più di quanto pensiamo che senta;
pensa più di quanto pensiamo che pensi.

In un’ambientazione squisitamente vittoriana, ammantata di tratti garbatamente gotici, la storia di Bellman prende forma e cattura, con toni e colori che hanno il sapore di epoche perdute e lasciano il retrogusto di una nostalgia lenta e una voglia di cupi vicoli londinesi, piogge battenti e fumo di fabbriche.

Bellissimi gli intermezzi sui corvi.

Solo un consiglio, per lo meno per quel che riguarda l’edizione Oscar Best Sellers Mondadori. Se potete, evitate di leggere il retro copertina perché secondo me dice veramente troppo.

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