Bella. Bellissima. Scala come un fulmine la mia personale classifica di AHS e si piazza comodamente in cima.
La stagione più bella della serie e una delle stagioni che mi sono piaciute di più in assoluto in questi anni.
Non che non abbia delle pecche o dei limiti – anche solo banalmente quelli imposti dal suo stesso format – ma stavolta gli sceneggiatori hanno veramente dato il meglio.
Si parte con quello che è stato l’evento più orrorifico degli ultimi anni: l’elezione di Trump.
Il fulcro attorno a cui tutto ruota è la notte delle elezioni.
E’ l’inizio e il catalizzatore.
Con la consueta alternanza di passato e presente e, soprattutto, di prospettive diverse per lo stesso evento, si costruisce gradualmente una grande affresco di degenerazione sociale.
Vengono portati alle estreme conseguenze i presupposti che hanno reso l’America un paese capace di eleggere Trump. Capace di meritarselo.
Da un lato abbiamo Ally (Sarah Paulson) e Ivy (Allison Pill), sposate, con un figlio. Una famiglia non tradizionale, come piace tanto dire, che vede il suo status di famiglia messo a rischio dall’elezione del nuovo presidente.
Al lato opposto abbiamo Kai (Evan Peters). Morbosamente esaltato dall’esito delle elezioni.
Kai, con i capelli blu e lo sguardo magnetico.
Kai, trascinante e carismatico, con la parlantina sciolta e la capacità di dire alle persone esattamente cosa vogliono sentirsi dire.
Kai che ha un copione che da solo vale tutta la serie.
Che è la voce incarnata del grande imbroglio americano.
Che è modellato molto direttamente su Charles Manson ma che, in definitiva, è la rappresentazione di tutti i grandi American Psycho dal secolo scorso ad oggi.
E questo è un tratto significativamente distintivo rispetto alle altre stagioni, dove si prendeva come punto di partenza un canone dell’horror per giocare sulle sue declinazioni.
Qui no. Qui è davvero storia, è davvero orrorifica, ed è davvero americana. Perché non c’è bisogno di inventarsi niente. Il vero orrore sono le persone. Sono le persone ad essere terrorizzanti. E gli abissi che possono spalancare.
E quindi abbiamo una galleria di grandi massacri americani e di grandi leader carismatici che hanno catalizzato questi massacri – sempre rigorosamente interpretati da Kai, che diventa massima espressione di quello spirito americano che ha reso possibile Trump.
Poi sì, abbiamo anche, come sempre, canoni paralleli, declinati però più come fobie e quindi sempre con una connotazione molto reale e concreta.
Ally è il tramite principale per la materializzazione delle fobie. E’ psicologicamente la vittima ideale del clima dell’era di Trump. Perché ha paura e la Paura è l’altra grande protagonista di questa stagione.
Non la paura del buio o del mostro sotto il letto ma la paura dei propri vicini, dei propri amici, dei familiari e dei conoscenti. E’ la paura che si insinua strisciante e allontana da tutto e da tutti.
E’ la paura che diventa terrore vero e proprio, come quello di Ally per i clown – cameo di Twisty e poi altre maschere da clown in quantità – per i buchi – la tripofobia in effetti è una cosa borderline piuttosto disturbante e per tutta una serie di cose che diventano sempre più invasive nella sua vita fino a prenderne possesso. Fino a isolare completamente Ally.
I toni grotteschi e politicamente scorretti che connotano da sempre questa serie, sono qui particolarmente significativi come tramite per portare in superficie il grottesco di un paese incapace di accorgersi del pericolo che sta correndo.
Cast storico molto ridotto, con sostanzialmente solo Sarah Paulson e Evan Peters – entrambi fantastici – in ruoli importanti.
Particina per la mia amata Frances Conroy e diversi camei di altri attori storici della serie.
Tra le new entries, degna di nota Billie Lourd – la figlia di Carrie Fisher – nel ruolo di Winter.
Pochi riferimenti alle altre stagioni, giusto qualche accenno.
Citazioni cinematografiche comunque sempre abbondanti, anche se più in direzione distopica, vista l’impostazione – per dirne una, impossibile non pensare alla recente serie della Notte del Giudizio.
Splatter tutto sommato limitato, con solo qualche scena un po’ disturbante.
Davvero consigliatissima, anche a chi non è troppo amante del genere e anche a chi non è troppo fan della serie.