1973. La storia vera dell’incontro di tennis diventato celebre col nome de La battaglia dei sessi, tra Billie Jean King campionessa mondiale, al tempo numero due della classifica femminile – e Bobby Riggs – campione degli anni Trenta e Quaranta, 55enne all’epoca dell’incontro.
La regia di Valerie Faris e Jonathan Dayton – la collaudata coppia di Little Miss Sunshine e Ruby Sparks – ricostruisce in modo onesto e discreto una storia che, nonostante l’enorme risonanza di allora – un vero evento mediatico da oltre 90 milioni di telespettatori – ormai non è più così conosciuta.
Ritmo sostenuto ma non troppo, per non cedere alle lusinghe del cliché americano delle storie di rivalsa, un’enfasi non costruita ad arte ma – cosa apprezzabilissima – ricercata nel cuore delle azioni stesse e un tono nel complesso più interessato ai fatti che alla mera eroicizzazione fine a se stessa.
La battaglia dei sessi è indubbiamente un buon film anche se confermo l’impressione iniziale che ne ebbi guardando il trailer.
Tratta di una storia vera. E’ socialmente impegnato perché tocca i diritti civili non solo con la questione femminista ma anche con quella LGBT – data la relazione di Billie Jean con Marilyn Barnett. Emma Stone è stata imbruttita. Ergo, cerca l’Oscar, o quanto meno la nomination. E in modo non ostentato, quello no, però forse un tantino troppo scolastico.
Sullo sfondo di un contesto culturale in cui la discriminazione – più o meno sottile – nei confronti delle donne era profondamente radicata a tutti i livelli, la figura di Billie Jean, con la sua idea di dare vita al primo torneo femminile professionistico – al di fuori e in aperto conflitto con la Federazione che si rifiutava di livellare i premi delle competizioni maschili e femminili – si fa strada in modo discreto ma non per questo meno incisivo.
Emma Stone è molto brava, alle prese con una trasformazione fisica in cui l’aspetto esteriore è l’ultimo degli elementi. Un ruolo molto lontano dalle sue consuete interpretazioni. Un ruolo più asciutto, paradossalmente meno femminile, se mi si passa la banalità.
Steve Carell non è da meno anche se non credo che il suo sia un personaggio abbastanza potente da meritargli una candidatura ai Globes o agli Oscar.
Nel complesso è interessante. Da vedere, anche se forse, a parità di tematica, ne ho visti di più emozionanti.
Cinemtografo & Imdb.