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Archive for the ‘C. Cooper’ Category

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Tratto dal testo teatrale di Tracy Letts, Agosto, foto di famiglia, e sceneggiato per lo schermo dallo stesso Letts, I segreti di Osage County è di sicuro uno dei film più cattivi che abbia visto di recente.

Una famiglia che si trova improvvisamente riunita a causa della scomparsa del padre. Una madre, Violet, le sue tre figlie, Barbara, Ivy e Karen, ciascuna con la sua storia, la sua famiglia – o quel che per essa – al seguito.

Incontri, dopo lunghe distanze di spazi e di tempo. Ma non è un caso se quelle distanze esistono.

Si creano quelle dinamiche tipiche della convivenza forzata con persone con cui fondamentalmente non si ha niente a che spartire. O con le quali forse c’è troppo passato in comune.

Se già di per sé la situazione insolita amplifica ed esaspera tensioni preesistenti, la malattia di Violet, fa da catalizzatore per portare alla luce quello che nessuno vorrebbe vedere, in un tacito accordo per cui ognuno si accontenterebbe solo di recitare la propria parte in quella forzata commedia di riavvicinamento per poi tornare al non detto della propria esistenza.

Il tumore nella bocca di Violet, drammaticamente fisico e simbolico, la trasforma in una spietata bocca della verità che, in virtù della malattia, si arroga il diritto di deporre i filtri che tutti gli altri cercano disperatamente di tenere in piedi.

Si innesca una spirale per cui qualsiasi parola che va oltre la frase di circostanza è potenzialmente pericolosa.

Rancori covati per anni e mai sopiti. Segreti mai rivelati e un fondamentale, imperante egoismo.

La scena centrale del pranzo è magistrale, così come anche quella, sempre a tavola, tra Barbara, Violet e Ivy.

A dominare sono proprio i personaggi di Violet e Barbara, la figlia maggiore, rispettivamente Meryl Streep e Julia Roberts, entrambe candidate all’oscar (meritatamente, anche se probabilmente non lo vinceranno) ed entrambe veramente perfette nei loro ruoli di stronze che più stronze non si potrebbe immaginare. La parte di Violet, poi, è difficilissima e immensa. E la Roberts incazzata fa persino un po’ paura.

C’è anche Juliette Lewis, in una parte abbastanza in tono con i personaggi che si trova ad interpretare di solito, svampita e sostanzialmente in ritardo sulla sua vita.

Gli uomini sono di contorno. Sono inutili galli che si contendono un potere che di fatto non hanno. Sono piccoli accessori nelle vite di donne troppo forti, fredde o semplicemente ferite, per essere davvero raggiunte.

Se la parte di Chris Cooper – Charlie – ha comunque un suo spessore – il ruolo di Ewan McGregor – senza neanche un vago accenno di un monologo o di una battuta un po’ lunga – è veramente marginale.

C’è anche Benedict Cumberbatch, che al momento va tanto di moda sull’onda di Sherlock e che, fa una particina, dignitosa ma troppo piccola per poterne apprezzare le eventuali doti.

Le differenze con il testo sono minime. Sono sfruttate diverse ambientazioni esterne, e sono state tagliate alcune brevi parti da due o tre scene ma sostanzialmente la trasposizione è pressoché letterale.

Da vedere e da leggere assolutamente.

Cinematografo & Imdb.

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