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Archive for the ‘The Master’ Category

TheMaster_locandina

A cinque anni di distanza dal Petroliere, Paul Thomas Anderson (regista anche di Magnolia) torna con un film complesso e dalle grandi aspettative, già premiato con il Leone d’Argento a Venezia e con la coppa Volpi ad entrambi gli interpreti maschili.

Siamo nell’America degli anni Cinquanta.

Freddie è un reduce della seconda guerra mondiale. Conduce una vita solitaria e disturbata dai problemi con l’alcool che gli impediscono di tenersi un lavoro e instaurare legami stabili. Una notte, per caso, finisce clandestinamente a bordo di un battello privato sul quale – una volta smaltita la sbronza – viene accolto da Lancaster Dodd.

Scienziato, filosofo, predicatore, Lancaster è il fondatore di un movimento di pensiero che si proclama scientifico ma si manifesta più che altro in forme para-religiose. Prende Freddie sotto la sua protezione. Lo introduce al suo pensiero e ne fa il suo braccio destro.

Freddie, dal canto suo, sembra trovare per la prima volta quell’accettazione che altrove gli è sempre mancata, dagli altri ma prima di tutto da se stesso, e diventa totalmente succube di Lancaster e di quella che altro non è che una setta.

Il rapporto tra i due si sviluppa e si stringe, in un crescendo claustrofobico man mano che il Maestro si addentra nella psiche del suo devoto allievo, portando a galla frammenti di passato attraverso pratiche miste di psicologia e fanatismo. Freddie è sempre più dipendente da Lancaster ma la dipendenza si rivela tale anche in senso opposto.

La figura di Lancaster – forse modellata per richiamare Ron Hubbard che in quegli stessi anni fondò Scientology – è estremamente efficace nella sua ambiguità. Nel suo oscillare tra una compostezza quasi sacerdotale e un’ira repressa, nascosta appena sotto la superficie, che lo accomuna e lo lega ancora di più a Freddie e alla sua impulsività. Nel suo apparire a tratti assolutamente convinto di ciò che sta portando avanti oppure totalmente consapevole dell’inganno in cui cerca forse di incastrare anche se stesso, appoggiato da una moglie (Amy Adams) dura e imperturbabile, che sembra avere meno dubbi e meno scrupoli di quanti non ne abbia lui stesso.

Di grandissima bravura i due interpreti, entrambi candidati agli oscar come miglior attore protagonista (J. Phoenix) e non protagonista (P.S. Hoffman). In particolare lascia letteralmente senza fiato Joaquin Phoenix, in quella che senza dubbio è la miglior prova di tutta la sua carriera. Dimagrito e invecchiato, con quella postura gobba e quella smorfia del volto che non va comunque ad intaccarne l’estrema espressività.

Ho forse qualche dubbio sulla nomination di Amy Adams come miglior attrice protagonista. Ottima interpretazione indiscutibilmente, ma secondo me non da oscar.

Cinematografo & Imdb.

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