Prendiamo definitivamente atto del fatto che non sono più capace di usare WordPress e che quindi è molto probabile che questo post esca con impaginazione e link casuali.
Prendiamo anche definitivamente atto del fatto che avrei dovuto riemergere una settimana fa ma, tanto per cambiare, ho preferito crogiolarmi nella dubbia incertezza rinnovativa di inizio anno, cercando di capire se, in effetti, fosse davvero il caso di tornare o meno.
Alla fine sono qui, ergo direi che, almeno per un altro anno, resterò qui in giro. Credo. Poi si vedrà.
Ho tanti di quegli arretrati di cui parlare che non so bene cosa mettere prima, ma da qualche parte bisogna pur cominciare e quindi Allied, fresco della settimana scorsa.
Un anno dopo The Walk, Robert Zemeckis torna, cambia di nuovo genere e mette a Brad Pitt e Marion Cotillard i panni di due agenti segreti durante la seconda guerra mondiale.
Uniti sul campo da una missione particolarmente delicata a Casablanca, Max Vatan e Marianne Beauséjour cominciano col fingersi coniugi e finiscono con un matrimonio vero e con il trasferimento di lei in Inghilterra.
Max torna al lavoro d’ufficio, nasce la piccola Anna. La vita sembra scorrere tranquilla, nonostante la guerra continui a martoriare l’Europa.
Finché Max non viene convocato per una questione della massima segretezza. Lui pensa che si tratti di qualche nuova missione e, in un certo senso, è anche vero. Solo che l’oggetto della missione è sua moglie. Perché ci sono delle intercettazioni e forse Marianne non è chi dice di essere.
Max si oppone con tutte le sue forze ma, dal momento in cui viene insinuato il dubbio, il suo matrimonio non è più una questione privata ma diventa una faccenda governativa.
Ottime le interpretazioni di entrambi i protagonisti.
Che la Cotillard fosse meravigliosa lo davo per scontato. Mi ha quasi stupito di più il caro vecchio Brad, con una recitazione particolarmente asciutta e compassata (apprezzata la scelta di regia di non soffermarsi, ad un certo punto, sul suo pianto dato che, comunque, Brad continua a non saper piangere). Resta da capire se, in linea generale, sia il caso di affidare a Pitt ruoli da spia, dato che appena si cala nella parte manda a monte un matrimonio – l’ultima volta fu sul set di Mr.&Mrs.Smith dove cominciò l’idillio con Angelina. Ma qui si vira sul gossip e quindi non mi addentro oltre.
Ottima la struttura del film, con la scelta di mantenere sempre il punto centrale all’interno della coppia, trasmettendo così una stridente sensazione di intimità della guerra.
E molto efficace il crescendo di tensione che si esaspera man mano che il dubbio si insinua strisciante e subdolo nella quotidianità della famiglia.
Una bellissima ricostruzione degli anni Quaranta e omaggi più o meno espliciti al capolavoro di Curtiz del 1942, Casablanca.
Un film curato, teso e coinvolgente che crea bene l’atmosfera opprimente del sospetto.