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Archive for the ‘T. Malick’ Category

Dimentichiamoci chi è Terrence Malick. Dimentichiamoci le aspettative di cui il suo nome inevitabilmente si carica. Dimentichiamoci l’immaginario (cinefilo) collettivo che lo vuole associato a Kubrick (cosa che peraltro ho sempre trovato piuttosto arbitraria). Dimentichiamoci che, oltre che un regista, è anche un filosofo e che è una di quelle figure di intellettuale d’altri tempi (quando essere definiti tali non era un insulto, una posa o una caricatura), con una profonda cultura negli ambiti più diversi e – soprattutto – la capacità di avere una visione d’insieme, il quadro generale di tutti questi ambiti. E poi dimentichiamoci che siamo a Cannes e facciamo finta di non sapere come funzionano i film festival.

The Tree of Life è un film (e qui c’è stata una pausa di cinque minuti buoni per trovare l’aggettivo – che poi non ho trovato) molto meno difficile di quello che vuole/può sembrare. O forse di quello che il pubblico voleva che fosse – ma siccome ho detto di non ricordarmi di essere a Cannes, per ora del pubblico non parlo. E’ un film lento – aspetto non necessariamente negativo – di grande bellezza e di grandi pretese. E’ un film che chiede allo spettatore un coinvolgimento che non si fermi al livello della trama, delle vicende rappresentate, ma si spinga oltre, su un piano sensoriale, empatico, istintivo.

Una famiglia americana negli anni Quaranta. L’idillio del sogno americano incrinato da ciò che in esso si nasconde. Dalla fondamentale illusorietà di molti dei suoi presupposti. Una madre (Jessica Chastain – bellissima) che incarna tutto ciò che può essere riassunto nella pura, incontaminata fiducia nella bontà di ogni aspetto dell’esistenza. Armonia, amore. Una grandezza tale da andare oltre l’esigenza di una domanda di senso. Un padre (Brad Pitt – bravissimo in un ruolo solitario che richiede un enorme equilibrio) che oscilla tra uno struggente e disarmante senso di impotenza di fronte all’amore per i propri figli e l’egotica autoritarietà che il suo ruolo e la sua formazione esigono da lui. Un figlio (Sean Penn – forse qui persino un po’ sprecato) che ripercorre a ritroso il rapporto con i suoi genitori cercando una chiave per rielaborare le conflittualità, il non detto, tutto ciò che è rimasto in sospeso.

Parallelamente alla narrazione della vita di questa famiglia – alternata tra il passato e il presente – si va ripercorrendo per immagini l’intera storia della vita e dell’universo in un accostamento che è già di per sé ben poco difficile da interpretare e che viene ulteriormente supportato dalle voci narranti fuori campo che colmano e chiariscono i collegamenti anche laddove sorgesse qualche dubbio sulla pertinenza dei due filoni narrativi. Le immagini che compongono la parte cosmogonica della narrazione sono spettacolari ma anche la fotografia e le riprese della parte che segue la realtà dei protagonisti non sono da meno e anzi, forse, sono di una ricercatezza ancora più raffinata.

Detto tutto questo, usciamo dall’amnesia precedentemente indotta e parliamo un momento di Tree of Life a Cannes (2011). Non proprio un altro film, ma sicuramente altre cose da dire.

Diciamo che, da un lato, la Palma d’Oro è più dovuta al nome di Malick che non al film di per sé; dall’altro però era comunque piuttosto ovvio che questo film la ricevesse. E’ un film esteticamente bellissimo, concettualmente politically correct sotto tutti, ma proprio tutti, i punti di vista, presentato in una veste in superficie sufficientemente enigmatica da giustificare lo scatenarsi della dietrologia in cui tanto volentieri sguazzano il pubblico e la critica dei film festival; da giustificare gli entusiasmi di chi ha gridato al miracolo e i teatrali contorcimenti di chi invece vi ha visto tutto il Male. E’ un film che lascia un po’ il dubbio di essere stato preconfezionato apposta per la fauna da film festival e che fondamentalmente, proprio con questa intenzionalità, se ne prenda un po’ gioco. In parole povere, Malick dà l’idea di aver fatto un po’ il furbo con un film che, alla fin fine, ha ben pochi sottintesi e ben poco che non sia esplicitato ma che, dal momento che porta il suo nome, inevitabilmente avrebbe scatenato la caccia al significato recondito.

Cinematografo & Imdb.

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