Londra. Anni Sessanta. La storia (vera) dei gemelli Kray, celebri gangster che per un certo periodo regnarono sulla criminalità londinese.
Un buon film sotto tutti gli aspetti, per la regia e la sceneggiatura di Brian Helgeland, di solito prevalentemente sceneggiatore – oscar sceneggiatura nel ’98 per L.A. Confidential – ma anche regista di quella bella cosa che è stata Il destino di un cavaliere.
Un buon film, dicevo, coinvolgente ed equilibrato, evita i cliché troppo ovvi del genere e punta tutto sulla costruzione dei personaggi più che sulle consuete dinamiche da gangster movie.
E con i personaggi arriviamo subito al punto.
Perché, di fatto, questo film è Tom Hardy.
E’ Hardy dall’inizio alla fine e non solo, banalmente, perché lui interpreta entrambi i ruoli dei due gemelli protagonisti, ma perché, davvero, offre una prova che riempie lo schermo, riempie la storia e quasi non lascia spazio per nient’altro.
Io ho un rapporto conflittuale con Tom Hardy.
Ora sto per fare una serie di considerazioni che possono sembrare delle idiozie ma giuro che ho anche qualche argomentazione per motivarle.
L’aspetto fisico in un attore conta. C’è poco da fare.
E non sto parlando di attori/attrici fighi/e o meno. Non sto parlando dell’aspetto fisico nel senso – comune – di attraente o meno. Quello è un aspetto che c’è ma è superficiale.
E’ più un discorso di reazione a pelle di empatia o meno per la fisicità di un attore, a prescindere dal ruolo che sta interpretando.
Ci sono attori (o attrici – il discorso vale in entrambi i casi, non fatemi specificare i due generi ogni volta che puntualizzare l’ovvio mi sfianca) che hanno una mimica facciale, e non solo, molto particolare, molto connotata. Così come ci sono attori che hanno tratti fisici che inevitabilmente influiscono sulla loro interpretazione.
E’ inutile che ci prendiamo in giro, recitare è una faccenda fisica per un buon 60 percento, se non di più.
Per dire, riconosco che Mark Ruffalo è un bravo attore ma continua a darmi fastidio il modo in cui atteggia la bocca. Anche Kirsten Dunst sa essere brava ma mal sopporto il modo in cui dimena le sopracciglia e tiene le palpebre a mezz’asta – anche se magari non è fuori luogo con il ruolo che sta interpretando. Julianne Moore è forse un esempio femminile più calzante. Io la adoro dalla punta dei capelli a quella dei piedi ma mi rendo conto che ha una mimica labiale molto particolare e so di gente a cui da fastidio.
Tutto questo perché?
Perché ho realizzato di avere un problema con gli attori che hanno le labbra carnose.
Mi mettono istintivamente a disagio. E’ una cosa che associo per esempio a Michael Pitt – che pure mi piace tantissimo, professionalmente parlando, perché lo trovo davvero bravo – anche se l’ho messa a fuoco solo guardando Legend, mentre cercavo di capire perché, sempre a livello istintivo, avessi sempre una reazione fredda nei confronti di Tom Hardy. Ha una faccia che, come prima impressione, mi sta sul culo. Con quel labbro superiore che sembra la Jolie. E, ripensandoci, forse non è casuale che l’abbia amato immediatamente in Revenant, dove un bel barbone gli aggiusta (dal mio punto di vista, s’intende) i lineamenti.
Morale, ritornando a monte, ho un rapporto conflittuale con Tom Hardy. Ne riconosco la bravura ma non riesco mai ad esaltarmici.
Qui devo dire che mi ha colpita. Nonostante tutte le barriere più o meno istintive, nonostante il fatto che normalmente non mi piaccia molto, cacchio, è fenomenale.
Il modo in cui cambia espressioni, gestualità, in cui riesce a diventare due persone diverse nel momento in cui passa da un gemello all’altro è impressionante. E non è ovviamente questione di trucco o abbigliamento – giusto per prevenire facili obiezioni. Mi sarebbe piaciuto vederlo in originale per apprezzare anche il cambiamento nella voce e nella parlata – che sì, è reso anche dal doppiaggio, ma non è la stessa cosa.
Piccola parte – poco più che un cameo – anche per Paul Bettany.
Nel ruolo della compagna di Reggie, una quasi sconosciuta Emily Browning, brava e molto adatta al ruolo.
Bon, ho finito con gli sproloqui.
E’ un bel film, andate a vederlo.