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Archive for the ‘Don DeLillo’ Category

Sicuramente è un film impegnativo. A tratti anche faticoso. Ma d’altronde non è che ci si potesse aspettare tanto di meno dal binomio Cronenberg/DeLillo (autore del romanzo omonimo del 2003).

L’ho lasciato sedimentare un po’ prima di parlarne perché a caldo sarei stata forse fin troppo entusiasta a causa del fantastico monologo finale di Paul Giamatti che riesce quasi a far dimenticare la lentezza esasperante della parte intermedia.

Ambientazione quasi unica e impostazione molto teatrale. Un giovane multimilionario esponente di spicco della finanza internazionale attraversa Manhattan sulla sua limousine per andare dal barbiere.

Nello spazio di questo tragitto fisico e (probabilmente è fin troppo banale dirlo ma lo dico lo stesso) simbolico si susseguono una serie di eventi/non-eventi che hanno fondamentalmente la funzione non tanto di cambiare il corso degli eventi quanto quello di fornire continui appigli all’incessante monologo di questo personaggio a tratti drammatico e a tratti quasi grottesco.

Le valenze metaforiche sono molteplici. Dal punto di vista estetico/visivo ci sono scene di notevole bellezza e potenza. La componente dell’assurdo è prepotente. Tra i personaggi di contorno compaiono Juliette Binoche e Samantha Morton.

Paul Giamatti è l’unico invece a ricoprire un ruolo che abbia lo status di personaggio a tutti gli effetti e lo incarna con una maestria che lascia senza fiato.

C’è una parte centrale in cui la tensione creata dalla stranezza della situazione lascia il posto ad una snervante attesa di capire dove tutto questo voglia andare a parare; attesa che viene protratta (non escluderei intenzionalmente) fino allo sfinimento creando così una sorta di buco che spezza un po’ l’unità del film prima dell’ottima ripresa finale.

Di positivo c’è senz’altro che si scopre che Robert Pattinson, se diretto da un regista degno di tal nome, non è stato irrimediabilmente rovinato da Twilight ma sa persino recitare. E nient’affatto male in verità, dal momento che si regge quasi tutto il film praticamente da solo in un ruolo che può forse essere pesante per lo spettatore ma di sicuro non è facile per chi lo deve interpretare.

In definitiva.

E’ un buon film?

Sì, seppur con qualche pecca (non so dire se dovuta al film in sé o alla materia prima da cui deriva).

Mi è piaciuto?

Sì, ma non credo che lo rivedrei a breve.

Vorrei dire che è mia intenzione procurarmi il libro per fare un confronto come si deve ma DeLillo (come Wallace) è uno di quegli autori per i quali mi ci va uno stato d’animo particolarmente adatto che per ora non pare manifestarsi.

Cinematografo e Imdb

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