Allora. L’ho visto subito quando è uscito ma continuo a rimandare il post perché non so bene come partire.
In sintesi, mi è piaciuto ma non mi ha esaltata perché ho delle riserve.
Innanzi tutto sul tanto discusso Pennywise di Bill Skarsgård.
Inutile che ci giri intorno. Non mi convinceva nel trailer e continua a non convincermi tuttora.
Non mi fa paura.
Non è neanche vagamente spaventoso come il Pennywise di Tim Curry. Punto. E se l’operazione di spostamento degli anni da ’58-’59 a ’88-’89 per l’ambientazione ha richiesto tutta una serie di inevitabili adattamenti, la figura del clown era un elemento che poteva benissimo rimanere immune da tentativi di ammodernamento. Il clown è il clown. E’ vintage per definizione. E’ fuori moda per definizione perché sa di vecchio circo.
Ed è spaventoso per definizione proprio per le sue intenzioni così ostentatamente amichevoli e i suoi atteggiamenti iperallegri.
Muschietti ha voluto dare a Pennywise un aspetto più inquietante anche quando è in versione ammiccante, con i colori smorzati del vestito e del trucco, e questo va a discapito della duplicità della figura del clown.
Il vecchio pagliaccio è più inquietante quando vuol fare il simpatico o vuol sembrare innocuo. Molto di più che non quando rivela la sua vera natura.
In questo Pennywise 2017, la duplicità si perde un po’ perché è subito troppo dichiaratamente il ‘mostro’.
Non ultimo c’è anche un problema di denti. Passi che il denti di IT-mostro sono precisi identici a quelle delle mega sanguisugone dell’Acchiappasogni. Ma perché, in nome degli dei, perché hanno dovuto mettergli quei due incisivi da castoro nella faccia normale? Io non riuscivo a non fissarli. Mi è anche venuto il dubbio che fossero i denti veri del povero Bill Skarsgård ma sono andata a cercare sue foto e non mi pare proprio che abbia i dentoni da roditore.
E poi non mi aggrada eccessivamente come lo fanno muovere in quelle specie di corse accelerate.
E anche l’incipit, che pure è ricostruito in modo praticamente letterale – e quindi tecnicamente anche molto simile all’It televisivo degli anni Novanta – offre un’entrata in scena di It che non è neanche lontanamente orrorofica come quella di Curry. Poi sì, ho apprezzato che si vedesse il dettaglio del braccio staccato, ma non è sufficiente.
Detto ciò, visto che son partita dalle critiche, altra cosa che mi ha lasciata un po’ perplessa è l’aggiunta di elementi nuovi – e non sto parlando di quelli funzionali allo spostamento temporale – o la modifica di alcuni tratti che non c’era nessun motivo di cambiare.
Una per tutte, perché spostare l’entrata alle fogne?
Altro appunto è per Derry. Non è abbastanza presente. Non si percepisce abbastanza quella cappa inquietante di un’intera comunità contaminata dal Male. E’ un elemento centrale e non gli viene dato sufficiente rilievo. Il che si ripercuote sul livello di malessere generale trasmesso dall’atmosfera.
Nel complesso tuttavia, come dicevo, non è che non mi sia piaciuto.
Lo slittamento agli anni Ottanta è gestito bene, con il conseguente adeguamento di tutti i riferimenti culturali – nonché di citazioni più o meno esplicite. Parentesi. Ad un certo punto si vede sullo sfondo che al cinema di Derry c’è in programmazione Nightmare – che era dell’84 ma pazienza, non ci sono solo prime visioni – e la scena a del lavandino di Beverly ricorda tantissimo il getto di sangue dal letto in cui viene fatto sparire il povero Johnny Depp vittima di Freddy Krueger. Chiusa parentesi.
Bella la casa di Neibolt Street e, in generale, la ricostruzione fisica di Derry, buono il cast, con un bel gruppetto di ragazzini ad incarnare la banda dei Perdenti, connotati in modo piuttosto fedele – anche se forse non avrebbe guastato qualche approfondimento in più sulle singole storie.
Henry Bowers sembra Kevin Bacon da giovane e ben si adatta ai panni del classico bullo kinghiano della stirpe di Asso Merrill.
Buono il modo in cui sono stati mantenuti alcuni punti chiave pur con un contesto temporale diverso – per dire, la battaglia a sassate ha un che di anacronistico ma ne è uscita fuori una scena veramente ben congegnata.
Apprezzabile anche la sostanziale fedeltà di fondo allo spirito del libro, pur con qualche indebolimento.
Mi è un po’ dispiaciuta la scelta di spezzare nettamente passato e presente perché secondo me l’impostazione alternata con i flashback aveva un sacco di potenzialità in più anche in termini di suspense, ma pazienza.
Che dire. Da vedere, su quello non si discute.
Per quanto l’ho aspettato speravo in qualcosa da strapparmi i capelli per l’entusiasmo però va bene lo stesso.
Sono veramente curiosa di vedere quale sarà il cast per i ruoli da adulti.