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Archive for the ‘S. Soderbergh’ Category

Il nuovo film di Soderbergh, in sala presumibilmente dal 10 maggio, anche se non ci sono due siti che diano la stessa data.

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Soderbergh porta sullo schermo la storia di una delle più celebri class-action statunitensi. Nota sia per le proporzioni – una delle più grandi, quanto meno nell’ambito delle cause per avvelenamento – sia per l’entità del risarcimento.

La Pacific Gas & Electric fu infatti condannata a pagare 333 milioni di dollari agli oltre 600 residenti di Hinkley, California, per l’avvelenamento delle falde idriche. Si tratta del più alto risarcimento nella storia giudiziaria degli Stati Uniti.

La ricostruzione della vicenda è estremamente fedele e lo stile di Soderbergh rende il film avvincente senza bisogno di eccessivi interventi di drammatizzazione.

Erin, da sola, tre figli, senza lavoro, per una serie di circostanze finisce a lavorare nello studio legale di Ed Masry dove si imbatte, tra le varie pratiche, nella documentazione relativa all’acquisto di diverse proprietà immobiliari da parte della P.G.&E. Documentazione che, stranamente, comprende anche analisi mediche e referti clinici, tutti relativi a malattie particolarmente gravi. Erin non ha alcuna esperienza legale. Semplicemente, non capisce quello che legge e decide di indagare chiedendo informazioni ai diretti interessati.

Quello che scopre mettendo insieme i racconti degli abitanti di Hinkley e le informazioni che ricava dalla documentazione cui ha accesso è sconvolgente.

La P.G.&E. sta cercando di acquistare tutte le proprietà che si trovano su un’area che sa di aver contaminato tramite l’impiego del cromo esavalente nell’impianto. E cerca di farlo prima che qualcuno possa collegarla in qualche modo alle malattie che colpiscono gli abitanti di quella zona.

Il cromo esavalente viene impiegato come inibitore della ruggine nelle vasche di raffreddamento e presuppone l’assoluto isolamento di tali vasche. Nel caso dello stabilimento della P.G.&E. di Hinkley, California, questo piccolo particolare dell’isolamento delle vasche è stato, per così dire, dimenticato e per anni il cromo 6 è andato a inquinare le falde idriche della zona. Dall’esposizione prolungata a questo tipo di cromo può derivare una quantità spaventosa di malattie, prevalentemente degenerative e letali e, ovviamente, qualsiasi tipo di tumore. Come se non bastasse, il danno del cromo 6 va a infilarsi anche nel dna, il che significa che si trasmette il disastro ai figli.

Man mano che Erin indaga, le proporzioni della vicenda aumentano in modo impressionante ed emergono le storie di tutte le persone che hanno abitato nella zona anche negli anni precedenti.

Si delineano i contorni di un caso dalle dimensioni e dai costi che rischiano di schiacciare il piccolo studio legale di Ed Masry ma al quale ormai è impossibile voltare le spalle.

A interpretare Erin è Julia Roberts, che per la parte si prese anche il Golden Globe e l’Oscar nel 2001 e che è veramente perfetta sotto tutti i punti di vista. A dispetto dei ruoli prevalentemente fragili e romantici fatti apposta per i suoi occhioni e per il suo sorriso, qui la vediamo in un ruolo duro, un personaggio femminile perlopiù antitetico a quelli che interpreta di solito. Quello di Erin è un personaggio forte, disilluso, arrogante. Ed è anche difficile perché è sempre al limite, in equilibrio tra l’essere volgare e fuori posto e l’essere carismatica.

Ed Masry è interpretato da Albert Finney e l’accoppiata risulta estremamente riuscita.

Soderbergh mantiene un ritmo veloce, scorrevole, si attiene ai fatti e non indulge in inutili sentimentalismi o vuoti tentativi di spettacolarizzazione. Certo, il ruolo della Roberts è forse un po’ enfatizzato, ma più con ironia che con aspirazioni di eroismo. Un ironia diretta e immediata, in tono col carattere di Erin.

C’è anche Aaron Eckart in un ruolo marginale ma delicato e molto ben caratterizzato.

E c’è anche la vera Erin, nei panni di una cameriera all’inizio del film.

Bellissima anche la colonna sonora di Thomas Newman. A parte il fatto che io adoro tutto di questo film e che adoro Thomas Newman, qui davvero è stata un’ennesima scelta particolarmente azzeccata.

Assolutamente da vedere. A mio avviso il migliore di Soderbergh.

Nei contenuti speciali dell’edizione in dvd ci sono anche diverse interessanti interviste con i veri Ed e Erin. Merita darci un’occhiata.

Cinematografo & Imdb.

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Sono in un ritardo mostruoso con tutto quello che voglio scrivere, dire, fare.

Vorrei parlare del concerto di McCoy Tyner dell’altra sera in piazza Castello qui a Torino, anche se forse non saprei bene cosa dire, perché il jazz è una di quelle cose che visceralmente so di amare ma sulle quali non sono in grado di dire cose sensate.

Vorrei parlare di quanto sono impaziente che arrivi questa sera, quando sarò seduta ad ascoltare Mark Knopfler. Di quanto ami Privateering, anche se forse è persino scontato disquisire di quanto sia buono un album di Mark Knopfler.

Vorrei parlare di un’altra mezza dozzina di eventi musicali che mi stanno decisamente mandando in fibrillazione.

Vorrei parlare delle strane dinamiche di interazione tra Google Chrome, Java e Windows 8, perché – causa una curiosa serie di accadimenti di ieri pomeriggio – mi sono resa conto che ci sarebbe veramente tanto da dire, anche se probabilmente non ne verrei a capo comunque.

Ma è tardi. Sono le 2.54 e prima che abbia finito il post saranno come minimo le 3.30 e comincia ad essere tardi persino per i miei standard.

Quindi cerco di rimanere in tema e mi limito a parlare del film che ho anticipato ieri.

Soderbergh non delude. Anzi. Effetti collaterali mi è piaciuto persino più di Contagion.

Thriller psicologico dalla struttura complessa ma impeccabile, unisce una trama avvincente e ben costruita in ogni dettaglio all’interpretazione di un ottimo cast. Jude Law, che ritorna con Soderbergh dopo Contagion, Rooney Mara, Catherine Zeta-Jones e Channing Tatum, fresco – si fa per dire – della recente collaborazione con il regista per Magic Mike, sono tutti molto bravi nel sostenere ruoli che, per la maggior parte di loro (la rilevanza di Tatum è effettivamente minore) sono ambigui, difficili da definire e identificare fino alla fine del film. In particolare R. Mara è bellissima in una parte tutt’altro che semplice.

C’è la tensione che regge fino all’ultima scena del film. C’è la costante sensazione di non essere del tutto sicuri che le cose non stiano nuovamente per ribaltarsi. C’è l’ombra di un sistema economico paradossale e di un’industria farmaceutica più malata dei pazienti che pretenderebbe di curare. Ci sono le dinamiche imprevedibili della psiche, della depressione e le profondità incomprensibili nascoste dietro la somministrazione e l’assunzione di psicofarmaci. Ci sono psichiatria e psicologia che si trovano in qualche modo messe di forza a confronto su un terreno ostile per entrambe.

E poi c’è la grande capacità di Soderbergh di riuscire, pur essendo americano, a fare i film senza traccia di quell’american style che, bene o male, tende ad appiattire tutti i generi in un unico canone. Ha un suo stile e una sua raffinatezza di impostazione che rendono i suoi film riconoscibili. Ha un’impronta delicata ma sufficiente a conferirgli quel valore in più in termini qualitativi. Nel modo in cui struttura i colpi di scena, o in cui affronta i momenti più drammatici dal punto di vista psicologico non c’è quella prevedibilità che spesso si trova anche in film ben fatti, che ha un effetto sgradevolmente unificante e aumenta il rischio di scadere nel cliché.

3.25. Come volevasi dimostrare.

Cinematografo & Imdb.

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Soderbergh è un regista che amo molto, soprattutto in questi ultimi anni.

Dovrebbe uscire nelle sale proprio oggi.

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L’ultimo lavoro di Steven Soderbergh (fuori concorso a Venezia e adesso nelle sale) lascerà sicuramente delusi coloro che si aspettano il solito film catastrofico da pandemia. Privo di effetti speciali o di trucchi macabri, Contagion non indulge nel solito repertorio di situazioni di pathos estremizzato e di scenari apocalittici post epidemia ma predilige una plausibilità scientifica e un realismo che lo rendono enormemente più inquietante. Il ritmo serrato e la pulizia della trama nonché un cast di attori tutti di altissimo livello (Kate Winslet, Matt Damon, Jude Law, Laurence Fishburne, Gwyneth Paltrow, Marion Cotillard) lo rendono un ottimo film, decisamente al di sopra della media del genere in cui si colloca, rivelando in questo l’impronta di un regista che riesce come sempre a tenersi lontano dagli stereotipi.

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