Regia di Kirsten Tan. Sezione Festa Mobile.
Un architetto di Bangkok un tempo di successo ma ormai superato e a fine carriera, si imbatte per caso nelle strade della città in quello che riconosce essere l’elefante che aveva da bambino e a cui aveva dato il nome di Pop Aye.
Amareggiato da un bilancio della sua esistenza che risulta piuttosto deludente, l’uomo si mette in viaggio insieme all’animale per raggiungere il suo paese natale.
Un bel film che, in sostanza, è quasi totalmente quello che ci si aspetta che sia da trama e trailer. Buono che non venga sfruttata eccessivamente la presenza scenica dell’elefante (il cui vero nome è Bong), il che evita di scadere in forzature.
Un po’ agrodolce, garbato, gradevole.
Regia di Aik Karapetian. Sezione After Hours.
Una coppia, Francis e Katrina. Lei è aperta, di buon carattere, forse fin troppo innamorata di suo marito. Lui è duro, sicuro di sé, decisamente dominante nella relazione, quando non prevaricante. Il classico maschio alfa abituato a non essere messo in discussione, a ottenere quello che vuole, a relazionarsi con arroganza con il prossimo.
Eppure. Eppure tutta la sua sicurezza, tutta la sua presunzione, tutta la sua spocchia spariscono di colpo quando si trova immobile e incapace di reagire di fronte ad un aggressore che scippa e molesta sua moglie.
L’incapacità di agire, la sostanziale inettitudine di Francis di fronte ad una situazione di necessità mandano completamente in crisi tutte le sue certezze e le sue presunte autoconsapevolezze.
Comincia così una spirale discendente di azioni e di scelte dettate da un non meglio identificato desiderio di rivalsa, prima di tutto di Francis su se stesso.
Molto mediocre, nel complesso.
Al di là dell’antipatia istintiva che si prova per il protagonista, e dall’impiego eccessivo di luci probabilmente naturali e molto basse, le dinamiche che dovrebbero essere di un thriller ci sono ma sono sfruttate male perché i tempi si dilatano e la tensione si perde anche nei pochi punti in cui si crea.
Si capisce quali sono le intenzioni ma, in generale, pare un po’ un’occasione sprecata.
- Regia di Richard Quine. Sezione Non dire gatto…
Con James Stewart, Kim Novak, Jack Lemmon.
Titolo italiano: Una strega in paradiso.
Le vicissitudini di Gil, una strega che vive, in incognito, a New York e che sogna una storia d’amore con il vicino di casa. Grazie ad un incantesimo – eseguito attraverso il gatto Cagliostro (Pyewacket in originale), un bel siamese dagli occhi azzurri e dai comportamenti più che umani, la relazione sentimentale ha inizio.
Una commedia adorabile e spassosissima.