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Archive for the ‘La ragazza del treno’ Category

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Rachel ha un divorzio turbolento alle spalle e un futuro che non vuole prendere forma davanti a sé.

Tutti i giorni prende lo stesso treno da New York e passa davanti alla casa dove abitava prima. La casa in cui ora Tom, il suo ex marito, vive con la sua nuova moglie, Anna, e la sua nuova figlia.

Rachel sa che sono lì. Cerca di non guardare. E intanto guarda intorno, quelli che una volta erano i suoi vicini.

Tra tutti, a colpirla è una ragazza bionda, che vive con il marito e che, da fuori, dalla distanza dei binari, per i fugaci attimi concessi dal passaggio del treno, appare agli occhi di Rachel come tutto ciò che avrebbe voluto essere e che le è stato invece strappato via.

Rachel fantastica sulla vita di questa ragazza. Le dà un nome diverso a seconda della storia che vuole farle vivere. A seconda del suo umore.

In un modo bizzarro e un po’ morboso, Rachel si affeziona a lei. Ne diventa dipendente.

E poi un giorno, sempre da quel treno, sempre per brevi istanti, Rachel vede qualcosa che stravolge tutto.

La ragazza bionda in realtà si chiama Megan. Ha un marito che vorrebbe dei figli che lei non vuole, uno psicologo con il quale sviluppa un legame ambiguo e si sente se stessa solo quando corre.

Megan è anche la babysitter del figlio di Anna e Tom, l’ex marito di Rachel.

Punti di contatto che non si vedono.

Fili sottili che uniscono vite apparentemente scollegate.

Cos’è che ha visto Rachel da quel treno?

Cos’è che si nasconde dietro l’inquietudine di Megan?

E poi Megan sparisce.

E Rachel si trova con un vuoto di ore che non riesce a colmare a causa dei suoi problemi con l’alcool.

Un thriller psicologico dai ritmi lenti e dilatati ma costruito con attenzione ai dettagli e incentrato per buona parte sulla fortissima espressività di Emily Blunt nel ruolo di Rachel.

Un passato che prende forma a poco a poco, come emergendo da una nebbia di menzogne.

Strati di realtà sovrapposti per nascondere un unico nocciolo gelido di verità.

Nel complesso il film non è male e solo verso la fine risulta un po’ prevedibile la svolta risolutiva.

Tratto dall’omonimo romanzo di Paula Hawkins, continuo a sentir dire che il libro è meglio. Ora, posto che questo genere di considerazioni lascia un po’ il tempo che trova, e premesso anche che non ho letto il libro, l’impressione che ho avuto io da mera spettatrice, è stata quella di un’impronta ancor più femminile di tutta la storia di partenza che il film cerca invece di stemperare.

Non so come altro dirlo, si capisce in molti aspetti che dietro la storia del film c’è una storia costruita volutamente ‘al femminile’, come si usa tanto (odiosamente, lasciatemi aggiungere) dire adesso (manco la femmina fosse una specie a parte). E che il film cerca di concentrarsi più sull’aspetto del thriller in sé. Pur non potendo eliminare del tutto una parte di indagine psicologica che tradisce un’origine un tantino mediocre e con qualche cliché di troppo (piccolo spoiler in arrivo – per dire, ho trovato piuttosto fastidioso che l’unico personaggio femminile a non volere figli debba essere in qualche modo giustificato in questa sua scelta da un trauma ai limiti del melodramma tanto da non essere quasi plausibile – fine del piccolo spoiler).

Poi magari mi sbaglio e il libro è fantastico. Però tale è l’impressione che ho avuto dal film.

Tolto questo, dicevo, il film non è male. Ottima Emily Blunt e valido anche il resto del cast, con Hayley Bennet nel ruolo di Megan, Sarah Ferguson come Anna, Luke Evans, Edgar Ramirez e Justin Theroux per i tre personaggi maschili.

Cinematografo & Imdb.

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