2012. Scritto da Antony Johnston e illustrato da Sam Hart, The Coldest City, La città più fredda è salito alla ribalta l’anno scorso quando è uscito il film Atomica Bionda con Charlize Theron.
Film che personalmente ho trovato una gran figata ma del quale parlerò non appena riuscirò a metterci le mani, dato che ormai è passato troppo tempo da quando l’ho visto al cinema e non mi piace parlare di cose rimaste troppo a lungo a decantare.
Una graphic novel in perfetto stile spy story, ambientata in piena guerra fredda, avanti e indietro dalla cortina di ferro, tra le rovine di una Berlino divisa in due e i fantasmi di una guerra mai davvero finita.
Lorraine Broughton è un’agente dell’MI6 che viene incaricata di indagare sull’omicidio di un altro agente sotto copertura a Berlino e su una presunta lista contenente i nomi di tutti gli agenti occidentali infiltrati.
Una grafica asciutta e essenziale. Un bianco e nero che riflette la pretesa di schieramenti univoci e inequivocabili, coerentemente con l’ideologia illusoria del periodo. I buoni e i cattivi. Ma il bianco e i nero sono anche i toni ideali per le ombre. E le ombre cambiano le prospettive e possono giocare strani scherzi.
Una scrittura avvincente e un ritmo serratissimo.
Figure affascinanti che saltano fuori dalla pagina in poche e parole e pochi dettagli scelti con cura.
Una spirale discendente di dubbi, menzogne sepolte e verità fin troppo incustodite.
E allora chi sta dalla parte di chi? Chi sono i buoni e chi i cattivi?
Una storia avvincente, che ti butta nell’azione fin dalle prime righe e un piccolo gioiello di pulizia stilistica.