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Archive for the ‘Get Out’ Category

Avevo notato questo titolo quando era uscito in sala, mi pare non più tardi di quest’estate, ma non ero riuscita ad andarlo a vedere. E, a dir la verità, non mi ci ero impegnata neanche poi molto. Un po’ per il mio ben noto pregiudizio verso il pubblico medio da film horror al cinema, un po’ perché sembrava la classica roba da infilare a tempo perso ma non sicuramente da piazzare in cima alla watchlist.

Poi l’ho visto rispuntare ai Globes – seppur snobbato – e già questo mi aveva lasciato tra il perplesso e l’incuriosito.

E ora salta fuori anche agli Oscar. E con prepotenza, direi, visto che ha quattro nominations di quelle grosse. Miglior Film, Regia, Attore Protagonista e Sceneggiatura Originale.

E niente, son dovuta correre in Feltrinelli ad arraffare il dvd che ho visto in tutta fretta.

Morale?

Boh.

Non mi è dispiaciuto. Non è male. Ma, onestamente, non mi spiego neanche una di quelle quattro candidature. E neanche quelle dei Globes, a dirla tutta. In effetti non ho proprio idea di che cosa ci faccia questo film alla notte degli Oscar.

O c’è di mezzo qualche paraculata. O altrimenti non lo so.

Ripeto. Boh.

Cercherò di parlarne senza spoiler. Se proprio non resisto piazzo un avviso ben visibile dal momento in cui spoilero quindi per il momento può andare avanti anche chi non l’ha visto.

Chris e Rose stanno insieme da un po’ e Rose decide che è il momento di presentare il fidanzato a mamma e papà. Rose è bianca, Chris è nero ma lei sostiene che non c’è bisogno di specificare questo particolare ai suoi. Non sono mica razzisti.

I due ragazzi dunque partono per il weekend e Chris fa il suo ingresso nella tenuta dei quasi-forse futuri suoceri. Una bella casa circondata da ampi giardini.

Eppure qualcosa non va.

C’è qualcosa di esagerato, quasi insano, nel modo in cui i genitori di Rose ostentano la loro goffa e posticcia apertura mentale. C’è qualcosa di ancora più strano nei due domestici – guarda caso – neri, con gli sguardi svampiti e gli atteggiamenti tra il misterioso e l’illogico.

Come se tutto ciò non fosse sufficiente, Rose e Chris sono capitati a casa proprio nel weekend della riunione annuale di parenti e amici e il povero Chris si trova quindi catapultato in una fossa dei leoni in versione squisitamente WASP.

L’accumularsi di indizi e dettagli si fa sempre più fitto finché la situazione precipita.

Se non ci fosse di mezzo il discorso delle candidature probabilmente riuscirei a valutare più facilmente questo film.

Come dicevo all’inizio, non è male e non mi è dispiaciuto affatto.

A metà tra thriller (psicologico ma non solo) e horror, segue lo schema tradizionale della semina di particolari inquietanti in un crescendo di tensione che culmina in una risoluzione che si spera inaspettata.

Diciamo che il fatto di sapere fin dall’inizio – causa trailer – dove bene o male si va a parare influenza parecchio l’interpretazione di tutta una serie di situazioni. E’ anche vero che non saprei dire in che altro modo si sarebbe potuto tirar fuori un trailer diverso.

L’atmosfera è discretamente inquietante e c’è un certo buon equilibrio di regia (Jordan Peele al suo primo lavoro da regista) che riesce a vendere in modo egregio la plausibilità di alcuni passaggi che, a ben vedere, plausibili non sono. Tiene l’assurdo sotto controllo, per così dire, e riesce a farlo passare quasi inosservato.

L’idea di fondo alla base della risoluzione non è male ma non è neanche nuovissima. Che è un altro dei motivi che mi lasciano perplessa di fronte all’Academy e in particolare di fronte al discorso della Sceneggiatura Originale. Chiunque si muova con un minimo di dimestichezza nella filmografia di genere riconosce subito le tracce e i riferimenti e, personalmente avevo intuito quale fosse il nodo della questione ben prima della metà film – anche se non mi erano chiare le modalità. Non che sia necessariamente una soluzione banale o mal gestita. Solo non è nuova.

E ora la pianto perché altrimenti finisco col farmi scappare qualcosa.

Sottilmente ironica e divertente tutta la prima parte con la fiera delle ipocrisie bianche – cosa che peraltro credo faccia parte dei motivi per cui questo film è stato notato, anche se ci sarebbe da fare un lungo discorso sulla reale interpretazione di questo utilizzo del cliché della minoranza discriminata.

Daniel Kaluuya offre una buona prova anche se, come per le altre candidature, non mi spiego come possa concorrere per Miglior Attore. Senza nulla togliere alla sua performace, non è un ruolo tale da far emergere molto in termini di doti interpretative.

E poi che dire? Non so, si potrebbe disquisire di come l’Academy voglia far vedere che è in grado di sdoganare l’horror e non sia necessariamente snob – un po’ l’effetto Nobel a Bob Dylan. Ma si potrebbe anche non fare, data l’oziosità dell’argomento.

E quindi niente. Non male ma neppure nulla di indimenticabile. Forse sono io che mi aspettavo troppo ma la realtà è che non è neanche immune da tutta una serie di pecche tipiche del genere di serie b, come l’eccessiva pretestuosità di alcuni gesti o situazioni create troppo palesemente apposta per preparare il terreno. E anche la parte conclusiva, se vogliamo, quella post-svelamento, è un po’ troppo affrettata, semplicistica.

Davvero, la smetto perché se no finisco col demolirlo del tutto e non credo che lo meriti. Però di sicuro non meritava le candidature.

Cinematografo & Imdb.

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Perché gli horror viaggiano veloci.

Anche se forse non così veloci da arrivare in Italia in tempi utili.

Anyway. Questo è uscito da poco in America e pare che abbia fatto il botto.

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