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Archive for 20 novembre 2017

Un appartamento immerso nel buio.
Rumore di chiavi. Serrature che scattano.
La porta si apre. Contro la luce ocra del corridoio si stagliano due ombre.
La donna entra nella stanza. L’uomo resta sulla soglia, esitante, con la valigia in mano.
Lisa si precipita sulle luci e le accende una dopo l’altra, impaziente di rendere il luogo visibile.
Dopo aver illuminato tutto, indica l’appartamento con un gesto circolare delle braccia, come se mostrasse una scenografia da lei realizzata.

LISA: Allora?

L’uomo scuote la testa. Lei insiste, tesa.

LISA: Ma sì! Non avere fretta. Concentrati.

Lui guarda i mobili uno per uno, coscienziosamente, poi scuote il capo, vinto, distrutto.

LISA: Niente?

GILLES: No.

Un incidente non meglio identificato. Un uomo, Gilles, che si risveglia in un ospedale privo di memoria. E di identità.

La moglie, Lisa, gli è accanto.

Lo riporta a casa e cerca gradualmente di aiutarlo a recuperare i ricordi della loro vita insieme.

Per Gilles è il vuoto. Buio totale.

La loro vita di coppia non significa niente. Non è nemmeno sicuro di poter dare del tu a quella bella donna che sostiene di essere sua moglie.

Le parole di Lisa dipingono il ritratto dei loro anni insieme, della loro vita di coppia. Gilles non si ritrova. Non c’è nulla che faccia scattare la molla dei ricordi. Non i suoi oggetti, non i suoi percorsi quotidiani, né tanto meno le parole di Lisa.

Lisa è tesa. A disagio.

Gilles sa che è successo qualcosa e vorrebbe ricordare l’incidente ma non ci riesce.

Eppure.

Eppure qualcosa non torna.

Perché anche dal profondo di quella strana e ovattata dimensione data dall’amnesia, riemergono dinamiche e abitudini che, private qui del loro passato condiviso, appaiono per questo ancora più surreali.

Certi modi di interagire. Certe reazioni istintive.

Un curioso balletto nella vita di una coppia come tante altre.

Un gioco di verità sempre più pericoloso man mano che ci si avvicina al cuore della sera dell’incidente.

Un continuo rimbalzare e ribaltarsi di ruoli.

Un gioco delle parti dove tutto può essere vero e falso in ugual misura.

Gilles può fidarsi di Lisa?

O nelle sue parole c’è qualcosa che non convince?

Con la consueta garbata ma tutt’altro che leggera ironia, Eric-Emmanuel Schmitt, in questa pièce del 2003 mette in scena e a nudo le scomode verità di una vita di coppia. Le schermaglie, la complicità. Ma anche la diffidenza, il dolore e, perché no, la stanchezza. Le voragini dei non detti, i rancori covati, le aspettative deluse. Ma anche l’attaccamento al di là di ogni ragionevolezza.

E allora chi mente e chi no? Chi si salva e chi è colpevole?

Chi ama di più e chi di meno?

Chi sarà l’assassino?

Crudele, realistico, toccante, divertente, Piccoli crimini coniugali, fa sorridere, fa arrabbiare e, a tratti, fa persino un po’ paura ed è un piccolo gioiello di equilibrio.

Dal testo è stato tratto un film con Sergio Castellitto e Margherita Buy, uscito ad aprile 2017 e che non sembra male.

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