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Archive for 12 novembre 2013

di-tutte-le-ricchezze

L’incapacità di rassegnarsi al fatto che ogni tanto bisogna dormire.

La capacità di addormentarsi immancabilmente nei posti e nei momenti meno appropriati.

E le dinamiche antropologiche di un ambiente chiuso. Piccolo e chiuso.

In un’epoca diversa e migliore probabilmente le troverei un interessante oggetto di studio, ma al momento mi sento tanto, tanto vicina a Jack Torrance.

E no, il mattino non ha l’oro in bocca.

Siamo irrequiete, darling?

Non più del solito.

Sicura…?

Mah, forse un po’…

E il motivo?

Boh. Il gatto mi fissa.

Quello è perché ha fame.

Ma non può avere di nuovo fame. Finirà per rotolare.

Ma è il decimo comandamento del dodecalogo…

Sì ma quello è per i cani…aspetta, in effetti, con qualche aggiustamento qua e là non è che non si possa adattare…

Dodecalogo del buon cane

1 Ama il padrone tuo come te stesso.

2 Odora il padre, la madre e tutto il resto.

3 Caga sempre dove qualcuno può passare.

4 Se ti abbandonano non ti meritano.

5 La pulce è sempre dove non puoi grattarla: accettalo.

6 Non desiderare la ciotola d’altri, ma se capita…

7 Se uno è più piccolo di te ringhia, se è più grosso mettiti a pancia in su.

8 Ciò che per gli altri è puzza per te è curiosità.

9 Ulula, crederanno che stai dicendo qualcosa.

10 Se il padrone si siede a tavola, guardalo come se non mangiassi da un anno.

11 Quando fai le feste, la tua gioia sia proporzionale al tuo peso.

12 Il tuo padrone non è strano, è umano: accettalo.

Ma che bello che è questo libro di Benni.

Un po’ fiaba, un po’ diario, un po’ confessione, un po’ sogno.

Nell’atmosfera pacifica di una casa ai margini di un bosco, Martin, vecchio professore e poeta, si è creato il suo rifugio. Studia le sorti e gli scritti del Catena, un poeta semi dimenticato, e la leggenda di una ragazza e di un lago celeste.

Martin parla con gli animali, primo fra tutti il suo fido scudiero Ombra, cucina come uno scapolo e cerca soluzioni di compromesso con la tecnologia.

E’ consapevole della sua solitudine ma la sa gestire.

E poi arrivano Aldo e Michelle, nella casa di fronte. E con Michelle arrivano i fantasmi. Uno in particolare, guida la schiera dei ricordi trasparenti e nebbiosi e costringe il vecchio professore a fare i conti con ciò con cui non ha ancora imparato a convivere.

Intorno a lui, come ad aver ricevuto una sorta di segnale dall’incursione di questo pezzo di passato, anche altri fantasmi prendono vita e manifestano il loro bisogno di far ascoltare il proprio messaggio.

Le storie che vengono tramandate non sempre sono quello che sembrano e le leggende hanno sempre una versione dimenticata e più vicina alla verità.

Una vecchia con uno scialle rosso, quaderni di numeri e una campana puttana.

L’ironia pungente e spassosa con cui Martin prende in giro le piccole assurdità quotidiane, le poesie e le ricette.

E la paura di ciò che siamo o siamo stati.

E l’enormità del saper perdonare se stessi, saper accettare i fantasmi, imparare a viverci a fianco.

So che oggi non sono lo stesso uomo, ma contengo quell’uomo di allora, e non si guarisce dalla propria ombra, le si affiancano soltanto nuove luci.

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