E siamo al quinto episodio della saga. Sempre per la regia di Paul W.S. Anderson.
Sinceramente non pensavo che sarebbero andati così avanti. E non perché non ci fossero spunti, ma più che altro perché non è che ci sia esattamente una folla a vedere questi film. Tant’è che, memore del 2010, quando mi persi Afterlife dando per scontato che almeno due settimane sarebbe rimasto in sala mentre lo tolsero subito dopo la prima, stavolta mi sono fiondata a vedere Retribution il secondo giorno. Certo, non è il massimo vedere questo genere di film appena usciti e ho dovuto lottare non poco con me stessa per evitare di voltarmi e sbraitare una serie di coloriti improperi all’indirizzo dell’orda di post adolescenti che continuavano a rendere partecipe tutta la sala di 1) quanto fosse figa Milla (eccheccazzo gli occhi ce li ho anche da me) e 2) quanto avrebbero scelto meglio le armi se fossero stati al suo posto (già me li vedevo in versione survival diaries, come no).
Anyway. Il film mi è piaciuto e anche parecchio.
Per molti versi è una sorta di tributo agli altri film della serie con un collegamento diretto con il primo del quale vengono ripresi quasi tutti i personaggi (l’espediente clonazione fornisce un sacco di possibilità, mica scemi ‘sti sceneggiatori). L’ambientazione è tale da giustificare definitivamente l’esplicitazione della modalità videogioco in cui si svolge quasi tutto il film. Le sequenze sono quadri da superare, i nemici cambiano e il livello diventa progressivamente più difficile. Oltretutto questo fornisce un ottimo pretesto per tirare fuori tutti gli svariati prodotti del virus T che avevamo visto diluiti negli altri film, con l’aggiunta di qualche novità (o almeno mi pare – dovrei rivederli ma mi sembra che gli zombie di Mosca non si fossero ancora visti), e fornisce anche la ghiotta opportunità di distruggere tre grosse capitali in un film solo (vuoi mica lasciartela scappare). In tutto ciò la trama regge piuttosto bene penso, fondamentalmente, per due motivi: uno è che è più semplificata rispetto al terzo e al quarto dove tutte le implicazioni sospese sul controllo della Umbrella su Alice erano un po’ troppo ingarbugliate, e due è che la cornice sarà pure pretestuosa ma funziona e, anzi, si integra bene nella dinamica della storia e la supporta.
Non voglio spoilerare niente perciò mi fermo qui e lo consiglio a chi ama il genere.
Solo un paio di considerazioni sui personaggi principali. Wesker non mi piace particolarmente perché il suo ruolo richiederebbe qualcuno più carismatico. Ada Wong non è malvagia ma sembra uscita direttamente da Dead or Alive (per la serie abbiamo sbagliato videogioco). Il costume di Alice non è male ma gli anfibi dovevano essere anfibi e basta e comunque continuo a preferire la versione di Apocalypse. Questa per intenderci.
Mi sono fermato al terzo…ormai con gli zombi s’è visto di tutto: preferisco i primi tre della serie ideata da Romero, il resto è qualcosa che si ripete…come l’orda di adolescenti che ti disturba la visione -.-
Sì, in effetti l’argomento zombie è stato ampiamente trattato e ritrattato e sicuramente non sarà Resident Evil ad aggiungere qualcosa di nuovo.
In questo senso era stato interessante D.Boyle con 28 giorni dopo (e anche il seguito non era poi male), anche se a rigore i suoi non erano veri zombie ma infetti per cui non so se si possa far rientrare nel genere.
In ogni caso di RE mi piace l’aspetto da survival game 🙂 e trovo che sia una delle trasposizioni da videogioco meglio riuscite che ci siano al momento in circolazione.
Parlando di trasposizioni da videogioco, ho apprezzato quella di Silent Hill: bella atmosfera, buona storia. Poi si può parlare di fedeltà al game, ma questo è un altro discorso.
Vero. Anche a me era piaciuto il film di Silent Hill. 🙂
Anche Doomsday non era malissimo ma la trama era una tantino scollegata.
Mentre un’altra trasposizione carina è quella di Prince of Persia anche se è disney e quindi è tutto un altro stile
Prince of Persia è carino: di questo però non conosco la trama del videogioco (come invece era per Silent Hill)
In realtà trovo che le trame vengano sempre piuttosto cambiate (immagino sia inevitabile) e anche in questo caso non si fa eccezione. Sono rimasti fedeli per quel che riguarda il tipo di storia. Non è quella del videogioco ma avrebbe potuto esserlo tranquillamente.